La grandezza di una civiltà si valuta anche da come sono trattati i propri nemici. Non mi è mai piaciuta la regola occhio per occhio, dente per dente, soprattutto quando per applicare questa regola si devono sopprimere delle vite umane, qualunque esse siano. Che Bin Laden fosse un essere umano sanguinario ed assassino, un terrorista senza scrupoli, è indubbio ma che per vendicarsi delle suoi attentati e delle innumerevoli vittime che hanno causato, sia stato ucciso insieme ad una moglie e ad un figlio non mi fa gioire come hanno fatto molti americani. Gli Stati Uniti hanno portato a termine la loro vendetta, iniziata da Bush e conclusa di Obama, una vendetta ripagata con gli interessi conasiderato che ad oltre le 3.000 vittime dell'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre, si e' risposto con gli oltre 100.000 morti delle guerre in Afghanistan ed in Iraq. E' impensabile che la nazione più potente del mondo, dotata oltre che di un esercito super equipaggiato anche del sistema di intelligence più efficiente del pianeta, abbia impegato ben 10 anni per arrivare a Bin Laden dopo aver scatenato due inutili guerre. La fine naturale e civile di questa vicenda avrebbe dovuto essere la cattura del terrorista islamico, il suo processo da parte di un tribunale internazionale, la sua condanna. Invece si è scelta la strada più barbara e più incivile che mette sullo stesso piano il terrorismo e chi combatte il terrorismo scegliendo però le stesse sue armi. Per questo non riesco a gioire per l'uccisione di Bin Laden ma piuttosto solo a provare un profondo senso di demoralizzazione e di tristezza per una società che non riesce a liberarsi dell'uso della violenza e della guerra come strumento per combattere il male rendendo difficile e molto arduo distinguere il bene dal male.
lunedì 2 maggio 2011
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