giovedì 14 gennaio 2010

Una volta tanto è l'Italia che copia la Cina

Mentre in Cina, il paese campione nel controllo governativo della rete, Gooogle forza la censura e toglie i filtri ai propri motori di ricerca, in Italia si va nella direzione opposta con un decreto legislativo che fra diversi disastri nel settore televisivo, si scaglia contro internet soprattutto sui siti che distribuiscono video e fanno informazione. Il decreto elimina il sostegno alle produzioni indipendenti, taglia la pubblicità a Sky ed equipara i siti che pubblicano video a delle vere e proprie emittenti televisive. Il garante diventa in pratica un crontrollore della rete soprattutto per quei siti come youtube dove ogni giorno sono pubblicati centinaia di video, spezzoni di trasmissioni televisive, video musicali, trailers di film. Se il decreto passa tutto questo non sarà più possibile e, almeno in Italia, tutto il portale di Youtube potrebbe essere chiuso. Allo stesso modo un qualsiasi blog sarà trattato come una vera e propria testata giornalistica con l'obbligo della rettifica in caso di notizie poi non verificate ed ancora una diretta realizzata con una web cam è di fatto equiparata ad una diretta televisiva. Insomma di fatto tutti colori che pubblicano qualcosa su una qualsiasi pagina web, che sia un blog che sia la propria pagina di facebook, che sia un video su youtube o una foto su flickr, sarà considerato come un vero e proprio giornalista o produttore televisivo e quindi sarà soggetto a tutte le regole previste in questi settori dell'informazione professionale. Il decreto poi si occupa della pubblicità televisiva trasmessa via satellite e ne limita la diffusione assestando un colpo notevole a Sky secondo la solita strategia del conflitto di interessi e delle leggi ad personam.
Tutto questo stravolgimento diventerà legge non dopo una discussione in Parlamento, come si dovrebbe convenire in una qualsiasi democrazia soprattutto in una materia così delicata e strategica, ma bensì attraverso un semplice decreto legislativo per il quale il parlamento è tenuto esclusivamente ad esprimere un parere. La situazione è paradossale. Mentre per far saltare alla ribalta la questione dei diritti civili in Cina si scomoda addirittura Google e non quei paesi, Italia compresa, che fanno affari d'oro con la Cina stessa, in Italia si mette a punto un decreto che nega tali diritti come la libertà di tutti nell'utilizzo della rete.

2 commenti:

carladidi ha detto...

....regole e leggi ad hoc....
leggi ad personam o a "pubblicitorium" il padrone e mandante resta il solito. Sottolineare, anche se in modo semplice come ho fatto io alcuni giorni fa, pare non freghi a nessuno. In una cosa spero, che ballisti, spioni, millantatori di avatar multipli si riducano numericamente. Ma mi sa che loro resteranno copiosi e noi al giogo! Ciao

Anonimo ha detto...

un'altra pedina che si sposta in avanti sulla scacchiera...