lunedì 5 dicembre 2016

Ha vinto il popolo, la democrazia, la Costituzione e nessun altro


Che ci sarebbero stati carri pieni di vincitori era presumibile, ma l'unico vincitore è il popolo che ha difeso la democrazia e la sua carta costituzionale da un altro attacco dopo quello di Berlusconi del 2006. Chissà se la politica ora si convincerà che non è la Costituzione che blocca il paese e ne limita lo sviluppo dopo la più grave crisi che il capitalismo abbia conosciuto e che al contrario la Carta Costituzionale è l'unica difesa contro il potere politico che intende piegare il potere dei cittadini. Intendiamoci i costi della politica andrebbero certamente contenuti, ma per farlo non c'è bisogno di stravolgere la Costituzione cancellando il voto dei cittadini, il dibattito sul bicameralismo paritario è aperto e da approfondire, ma non si può cancellarlo o modificarlo complicando le funzioni fra le due camere, il rapporto fra Stato e regioni forse va rivisto ma senza anteporre agli interessi dei cittadini quello di uno stato e di un interesse comune che spesso si confonde con l'interesse di pochi. Renzi, investito da un presidente della repubblica rimesso in sella da una politica divisa su tutto, ha cercato di modificare certe strutture inserendone altre più pericolose ma soprattutto ha continuato l'opera di divisione del paese portata avanti dal suo predecessore Siulvio Berlsuconi andando oltre riuscendo anche a dividere anche il proprio partito. Ha trascinato quello che era il più grande partito di sinistra, la cui identità era già stata minata della concretizzazione del progetto veltroniano, portandolo definitivamente verso un'area centrista tendente a destra abbandonando le classi solitamente rappresentate dalle formazioni politiche della sinistra. Molti nel suo partito si sono gettati sopra il suo carro in maniera opportunista perdendo di vista gli interessi del partito e del paese stesso. Il 40% delle europee ha costituito per Renzi una spinta ad andare avanti a testa pasta per soddisfare il proprio ego, la propria autostima, la propria arroganza e se oggi è "costretto" a dimettersi non lo deve fare a causa della sconfitta referendaria quanto per aver insistito oltre ogni limite ad una personalizzazione "anomala" e poco istituzionale. In fin dei conti lui ha confermato quel 40% delle europee, solo che mentre in quella occasione costituiva una vittoria, questa volta il 40% è una sonora sconfitta. Ma è una socnfitta esclusivamente per il comportamento di Matteo Renzi e del Partito Democratico. Il voto di ieri dice una sola cosa: la riforma costituzionale proposta da un uomo e da un partito non è condivisa dal paese ma solo da una parte di quel partito ed allora è più che giusto che sia stata respinta. Tutto quello che sta accadendo dopo il voto è solo la naturale consequenza del comportamento del partito democratico e del suo segretario e non del voto dei cittadini.

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