giovedì 1 dicembre 2016

C'è un solo modo per votare coscientemente: leggere la riforma


Il voto di domenica 4 dicembre 2016 è un voto diverso dal solito: non si tratta di scegliere un partito al quale demandare il governo del paese, dell'europa, della regione o del proprio comune, ma si tratta di scegliere se cambiare o meno le regole della vita democratica del paese, quelle contenute nella Costituzione. Ed allora, poiché si tratta della legge principale e più importante della nostra Repubblica, personalmente non mi accontento del meno peggio (come spesso avviene quando si vota per le elezioni politiche) ma vorrei il meglio per una Carta Costituzionale che ci accomppagnerà negli anni a venire qualunque siano i governi che si avvicenderanno alla guida del paese. E non mi accontento nemmeno di cambiare tanto per cambiare, ma se è necessario un cambiamento, prima vorrei capire che cosa cambiare e poi vorrei non avere dubbi sulla qualità di questo cambiamento. Soprattutto quando il paese ha una Costituzione vigente da circa 70 anni e per la quale non è difficile capire quali siano le parti deboli e da modificare per un reale miglioramento della vita sociale, culturale e politica del paese. Ecco allora che la decisione per il voto di domenica prossima non può dipendere:
  • da chi ha scritto la riforma, 
  • da chi l'ha approvata in parlamento, 
  • da chi voterà Si e chi voterà No,
  • dagli eventuali benefici che la nuova costituzione porterà in quanto si basano su supposizioni e non su dati oggettivi
  • da eventuali disastri che la non approvazione della riforma causerà perché anche questi si basano su semplici supposizioni e non su dai oggettivi
  • dai vari sostenitori o contrari soprattutto se stranieri, 
  • dalle varie baggianate ascoltate durante la campagna elettorale da parte di tutti
  • dalla eventuale crisi di governo o dal rafforzamento del governo stesso
  • da chi vota NO per far cadere il governo
  • da chi vota SI per mantenerlo in vita
  • da chi in Europa ha il bicameralismo paritario e chi no
  • dallo spread o dalla finanza
  • dalla legge elettorale che sia l'Italicum o un'altra legge
C'è un solo modo per decidere il proprio voto: leggerere il testo della riforma costituzionale e decidere se si cambia in peggio o in meglio e quindi votare di consequenza. Dopo averla letta e riletta i punti che non convincono per i quali voterò NO.

  • In un momento nel quale quasi la metà dei cittadini non va a votare, togliere il voto per una camera come il Senato, che comunque deve occuparsi di questioni importanti, non lo condivido. E poiché io voto sul testo approvato dal parlmento che cita all'art. 50 che consiglieri regionali e provinciali (province autonome) ELEGGONO i senatori non voto sulla fiducia (Renzi dice che saranno i cittadini a scegliere in contraddizione con quanto scritto nel testo).
  • Non condivido che i senatori siano sindaci e consiglieri regionali che già hanno abbastanza da fare per i loro incarichi amministrativi, soprattutto i sindaci considerato il dissesto nel quale si trovano le nostre città, e che finirebbero per non svolgere bene neè un incarico nè l'altro.
  • Il Senato formato da sindaci e consiglieri regionali avrà una composizione che cambia di anno in anno e non coinciderà mai con la legislatura oltre a non capire checosa accadrà quando appunto la legislatura termina o per fine naturale o per fine anticipata.
  • Per risparmiare sui costi della politica non è necessario cambiare la Costituzione che non può essere utilizzata per questo "misero" obiettivo per il quale sarebbe stata sufficiente una legge ordinaria o semplicemente un'autogestione corretta e responsabili dei nostri parlamentari e dei nostri amministratori.
  • Personalmente penso che certi servizi strategici (trasporti, telecomunicazioni, energia, acqua, istruzione, sanità) dovrebbero essere gestiti dallo Stato affinché siano garantiti a tutti e non siano occasione di business, ma uno stato serio dovrebbe agire di concerto con le amministrazioni territoriali (regioni, province o città metropolitane come le si voglia chiamare, comuni) e con le popolazioni degli stessi territori, non sono favorevole alla egemonia statale che passa sopra le teste di tutti in nome di un presunto interesse comune.
Infine, per non dire semplicemente NO, penso che una riforma costituzionale dovrebbe partire dalle "reali" esigenze di modernizzazione ed efficienza del paese, un'analisi difficile da fare però da chi, la politica, è ormai da tempo lontano dalla realtà e la costante crescita dall'astensionismo ne è la dimostrazione. La nostra Costituzione avrebbe bisogno solo di pochi ritocchi (come per esempio l'introduzione del vincolo di mandato) e caso mai di essere applicata in tutta quella prima parte che sancisce principi immancabilmente disattesi, questa dovrebbe essere la vera scommessa per il futuro del paese: partire dal primo articolo e avviare politiche per l'attuazione di tutta la prima parte. Questo però significherebbe anche "sfoltire" la classe politica e ripulirla realmente dalla corruzione, una ripulitura che dovrebbe naturalmente coinvolgere anche il paese con una cambio totale di mentalità: dal bene personale al bene comune.

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