lunedì 26 settembre 2016

La scheda del referendum: un atto di propaganda ed un broglio elettorale preventivo


La scheda del prossimo referendum costituzionale, del quale si saprà oggi finalmente la data di svolgimento, rappresenta una specie di atto autoritario di regime in quanto contiene già nel testo la risposta al quesito referendario. Nel testo del quesito per esempio non compare mai la parola Senato che è uno degli aspetti principali della riforma Boschi-Renzi-Verdini sia perché ne vengono modificate e complicate le competenze, sia perché ne viene modificata la composizione e soprattutto la modalità di elezione. Ma la scheda, che invece di limitarsi a chiedere il parere favorevole o contrario alla riforma pubblicata nella Gazzetta Ufficiale chiede se si è favorevoli o contrario a ciò che la riforma stessa vorrebbe fare (ma che non fa), non riporta questo punto essenziale e si limita a citare cinque punti falsi e/o incompleti. Mentre il superamento del bicameralismo perfetto è smentito dal testo stesso della riforma, il contenimento dei costi è invece soltanto un'ipotesi tutta da verificare. Lo stesso presidente del consiglio, dopo essere passato da un risparmio di 1 miliardo di euro ad una cifra più contenuto di 500 milioni di euro, è stato smentito dalla stessa ragioneria dello Stato che ha quantificato il risparmio dovuto alla diminuzione del numero dei senatori in circa 47 milioni di euro che potrebbero arrivare a 53-54 milioni con l'abolizione del Cnel. Inquantificabile invece l'eventuale risparmio per l'abolizione delle province. Quindi per quanto riguarda il Senato si avrebbe un risparmio di circa lo 0.06% di risparmio sui costi di gestione del Senato stesso. Il quesito quindi del contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni non può essere smentito ma si sarebbe ottenuto un risultato maggiore semplicemente riducendo numero di senatori e deputati e magari rivederne al ribasso le eventuali indennità senza bisogno di stravolgere o meglio cancellare un pezzo di democrazia con l'eminiazione del voto popolare per la nomina dei senatori. 
Oltre agli aspetti sostanziali la scheda presenta anche un piccolo particolare di forma ma che in questa guerra per ottenere un Si senza approfondire i temi della riforma, acquista la sua importanza: nella disposione del Si e del No si è scelto di mettere prima il Si, a sinistra, e poi il No a destra. Il Si insomma compare alla fine del testo della scheda come prima scelta mentre il No è secondario in tutto la veste grafica della scheda stessa. Insomma la scheda nella sua composizione sia formale che sostanziale, non è certo neutrale come dovrebbe essere ma è un invito palese e nemmeno tanto nascosto a votare Si. Se non è regime questo.

Nessun commento: