martedì 11 febbraio 2014

Il vero colpo di stato lo hanno fatto i partiti ed il parlamento


In queste ore gira lo scandalo sul Presidente della Repubblica che già nel luglio 2011 consultava Mario Monti per sondare la sua disponibilità a sostituire il condannato come presidente del consiglio. Dal centro destra con il supporto dei grillini si grida al colpo di stato accusando Giorgio Napolitano di essere andato oltre i suoi doveri costituzionali, dimenticando un aspetto non secondario della nostra repubblica: qualunque sia stata l'iniziativa intrapresa dal presidente della repubblica, tale iniziativa è stata, come prevede la costituzione, approvata dal parlamento che ha dato la propria fiducia al governo Monti. I più scandalizzati di queste consultazioni segrete, che Napolitano ha avuto con Monti, Passera, De Benedetti e non so chi altro, sono proprio coloro che prima hanno portato il paese alla rovina guidati dal condannato poi hanno tentato disperatamente di salvarlo approvando tre manovre capestro fra il giugno e l'ottobre 2011. Quelle manovre non ottennero un risultato immediato in quanto avrebbero avuto un reale effetto a partire solo dal 2013 con l'inserimento in costituzione del pareggio di bilancio e dal 2014 con una serie di provvedimenti come l'introduzione della Tarsu che avrebbero portato la pressione fiscale a livelli inaccettabili. Manovre inefficaci nell'immediato che costrinsero il presidente della repubblica a prendere l'iniziativa con il consenso, questo è un aspetto fondamentale, di tutti i partiti. Il codannato finalmente si dimise e tutti (Pdl e Pd in testa) furono d'accordo nel non andare alle elezioni per far nascere il governo Monti. Altro che colpo di stato, termine inappropriato che in queste ore corre sulla bocca di molti scellerati, del presidente della repubblica, se ci fu un colpo di stato quello fu messo in atto dal parlamento e dai partiti. Probabilmente anche il termine colpo di stato è fuori luogo in quanto la nostra costituzione non prevede che il governo ed il capo di governo sia eletto dal popolo, anche se da vent'anni il codannato ed i suoi vogliono far passare questi principio. Il presidente del consiglio è incaricato dal presidente della repubblica che nomina i ministri del governo su proposta del capo del governo incaricato. Il governo si presenta in parlamento e deve ottenere la fiducia. Nessuna elezione popolare. In Italia non esiste che un capo del governo debba uscire dalle elezioni politiche in quanto la nostra costituzione non lo prevede, qualunque sia la legge elettorale che regolamenta le elezioni politiche. Quindi la discussione, lo scandalo (sentire Brunetta accorato con la voce strozzata che chiede ragione a Napolitano del suo comportamento è veramente al limite del ridicolo), le polemiche sono fumo negli occhi di una politica inetta e incapace di giovernare un paese in momento di una gravissima crisi. Nel parlamento il Movimento 5 Stelle gioca a mettere sotto accusa il presidente della repubblica per ottenere un po' di visibilità mediatica in vista delle elezioni europee; Forza Italia ha preso la palla al balzo per scatenare polemiche dimenticando di aver appoggiato l'operato del presidente che fra l'altro, accettando di non andare alle elezioni nel 2011, salvò il codannato da una sconfitta che lo avrebbe messo all'angolo; il Pd, non potendo prendersela con Giorgio Napolitano, gioca a ricoprire il ruolo della maggioranza e dell'opposizione in un'altalena scellerata fra appoggio incondizionato al governo per poi minarlo il giorno dopo. Il problema non è certo il Presidente della Repubblica, il problema sono i partiti o movimenti che siano, che vivono in una realtà parallela e quando queste due realtà si incontreranno saranno dolori.

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