venerdì 19 aprile 2013

La vendetta dell'infiltrato

Che il Partito Democratico fosse un grande carrozzone più che un grande partito era già chiaro al momento della sua nascita. Il primo suo grande risultato fu la caduta del governo Prodi, un governo che stava in piedie grazie ai voti della Montalcini e di qualche altro senatore a vita portato in aula a votarer grazie al 118. Piuttosto che fare qualche riforma essenziale (legge elettorale, conflitto d'interessi e altre amenità) quelli dell'Ulivo, Veltroni in testa, si dedicarono anima e corpo alla nascita del carrozzone e provocare la sfiducia a Prodi. Era un campanello di allarme di non poco conto ma non fu sufficiente e Veltroni decise di andare alle elezioni del 2008 isolando tutto il resto della sinistra radicale consegnando di fatto il paese in mano a Berlusconi per la terza volta e lasciando fuori dal parlamento un buon 10% del paese. Da quel momento in poi questo partito non ha mai preso una posizione netta, non ha mai avuto una linea politica alternativa ma d'altra parte non era possibile considerato i personaggi che annoverava fra le sue file. Mettere insieme a dei comunisti o almeno ex comunisti personaggi come Rutelli, Binetti, Follini e via dicendo non poteva portare a qualche risultato concreto. Due anime che si sono sempre scontrare anche dopo l'uscita di scena dei personaggi sopra citati. Una debacle dopo l'altra fino ad arrivare alle ultime vicende che hanno visto all'interno del PD un vero e proprio infiltrato che ha minato dal basso il partito fino alla implosione di questi giorni in uno dei momenti più significativi della vita istituzionale del paese. Matteo Renzi, l'infiltrato, è stata la spina nel fianco del Partito e Bersani in questi ultimi anni. Il suo vero obiettivo si è palesato quando, tre anni fa, è andato a cena ad Arcore inventadosi di essere stato invitato quale sindaco di Firenze, ma in quella veste avrebbe dovuto recarsi in una sede istituzionale, Palazzo Chigi, e non certo nell'abitazione privata del presidente del consiglio. Quello sarebbe stato un buon motivo per chiedere spiegazioni e per espellerlo dal partito, ma il buon Bersani, brav'uomo sicuramente ma non tagliato per la politica e per incarichi istituzionali, si è fatto infinocchiare. Le primarie sono state un altro momento nel quale non sembrava che si contrapponessero due esponenti dello stesso partito quanto piuttosto un berlusconiano ed un uomo della vecchia sinistra. Bene o male Bersano ha vinto le elezioni e Renzi se l'è segnata al dito aspettando il momento per la vendetta. Le elezioni sono andate come sono andate e il sindaco non ha perso tempo in questi giorni di attaccare Bersano ed il suo tentativo di contatto con il M5S, lasciando intravedere che si sarebbe dovuti andare verso il nemico di sempre. La vendetta finale si è maturata fra ieri ed oggi. Ieri, dopo che Bersano ha finalmente ceduto ai suggerimenti di Renzi andando a cercare l'accordo con il Pdl, il sindaco di Firenze si è subito scagliato contro la scelta di Marini; oggi dopo aver accettato Prodi mandando i suoi franchi tiratori ad affossare anche questa seconda scelta del Pd. E' inutile negarlo, è lui il vero nemico di Bersani. Il suo intento è distruggere il Pd, tornare alle elezioni, presentarsi come candidato premier del Partito Democratico, vincerle e quindi andare a governare come delfino di Berlsuconi. FANTAPOLITICA ?? Non è detto ... vedremo

Nessun commento: