giovedì 4 aprile 2013

Da Grillo a Renzi passando per Ruby tutto a correre per Berlusconi

Questo è un paese che non ha eguali nel mondo. Un tizio imprenditore senza scrupoli, che deve la propria fortuna alle amicizie politiche con il più grande ladro certificato della storia politica italiana, Craxi, entra in politica ed al primo colpo i cittadini gli danno fiducia. Dopo venti anni e tre governi disastrosi, i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti (disoccupazione a livelli da terzo mondo, pressione fiscale che porta al suicidio decine di persone sia imprenditori che semplici lavoratori),  dopo una serie di scandali a sfondo sessuale per un quinto dei quali in qualsiasi altra democrazia il tizio sarebbe stato mandato al confino (non tanto per gli scandali in se per se ma per aver coinvolto ed utilizzato anche le istituzioni in tali squallide vicende), un terzo del paese consegna per la quarta volta la propria fiducia al filibustiere. Nonostante ciò che un terzo del paese fosse privato della propria capacità di intendere e volere e posto sotto ricatto con la promessa dell'abolizione di qualche balzello, ci stava ancora una volta, ma che ora si mettessero a tirargli la volata i due portavoce del rinnovamento della politica, spalleggiati fra l'altro da una donzelletta adeguatamente foraggiata sempre dall'innominato, è un qualcosa che ancora una volta può accadere solo nel paese di Bengodi o Italialand come la si voglia chiamare. Che Ruby si presti ad affiancare l'avvocato difensore del tizio, tale Ghedini, è comprensibile. La ragazza alla fine ha fatto i propri interessi, come tante altre ragazzotte italiote che hanno prestato i loro servigi adeguatamente ricompensate, spacciandosi per la nipote di Mubarak. Non è certo colpa sua se il senza scrupoli, preoccupato di nascondere le proprie marachelle con una minorenne, ha fatto finta di credere a questa favoletta e addirittura ha convinto anche il parlamento di questa presunta parentela ridicolizzando il paese intero con tutte le sue istituzioni. La ragazzotta faceva il proprio gioco ed ed oggi ha indissato le vesti di ulteriore difensore del plastificato inscenando un'arringa fuori de palazzo di giustizia, trasformato ormai in una specie di palcoscenico per le rappresentazioni pro il tizio di Arcore. Ma Ruby rappresenta solo l'ultima della lista di coloro che si stanno dando da fare per far ritornare completamente in sella il cavaliere. Il primo è stato Grillo che dopo mesi trascorsi ad urlare contro il potere dei partiti, minacciando l'ingresso in cambiamento per cambiare tutto con il suo apriscatole, si è rifiutato di far partire quel cambiamento dando vita ad un governo con il Pd di Bersani. Quella sarebbe stata la soluzione più logica per iniziare a mettere in cantiere quei provvedimenti indispensabili, ma il comico ha visto acuirsi la propria patologia ad aspirante dittatore e si è rifiutato di iniziare ad usare quell'apriscatole dopo che i suoi seguaci lo avevano fatto trovare sul tavolo della presidenza della Camera. Il suo no a prescindere è quasi una perorazione della causa del governo istituzionale Pd-Pdl, un obbrobrio rifiutato dal capo dello stato che altro non poteva fare che prorogare il governo Monti in quanto impossibilitato a indire nuove elezioni come richiesto da più parti. Ultimo a scendere in pista in questa corsa pro-plastificato è stato il rottamatore Renzi che, sfumate le proprie mire di candidato premier e in virtù del fatto che un governo non si farà con il giusto rifiuto di Bersani di collaborare con chi ha portato il paese alla rovina, si appresta a distruggere il Pd e a stringere un patto con chi lo vede di buon occhio proprio per i vari punti in comune. Un patto nato  forse con la famosa cena di Arcore di un paio di anni fa e con i consequenti attestati di stima da parte del tizio e della sua famiglia, attestati che sarebbero già stati sufficienti per allontanarlo dal Pd piuttosto che tenere in grempo un serpente che ora sta passando all'attacco. Tutti quindi dalla parte del plastificato che sta investendo i suoi soldi per arrivare a quella poltrona che lo incorinerà anche capo della magistratura, e da quel trono potrà finalmente maturare la propria vendetta contro quel potere dello stato che tenta finalmente di punire almeno alcune delle sue innumerevoli malefatte. Se arriverà al Quirinale sarà davvero l'ultimo atto di una democrazia che potrebbe definitivamente dirsi morta e sepolta.

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