venerdì 27 settembre 2019

Emergenza clima ? No grazie prima l'emergenza poltrone


Oggi in tutto il mondo i ragazzi, adolescenti per la maggior parte, manifestano per sensibilizzare la politica sul problema dell'emergenza climatica. Milioni di ragazzi in piazza a reclamare che si passi dalle parole, che sono tante e spesso a sproposito, ai fatti concreti. Al cospetto di una simile massa di persone che chiedono attenzione al nostro pianeta, la politica italiana come sempre piuttosto che dare risposte o almeno tentare di darle si preoccupa dei propri fatti interni presentandoli come al solito improrogabili per la democrazia nel nostro paese. In realtà si tratta delle solite proposte utilitaristiche che appaiono maggiormente ridicole e fuori luogo proprio in una giornata come questa. I più progressisti o presunti tali si scomodano dalle loro poltrone e dai loro smartphone per scrivere 280 caratteri che terminano con l'hastag di tendenza #FridayForFuture. Tweet vuoti e di circostanza che assumono ancora di più il significato di una vera e propria presa in giro. Poi ci sono i "politici" meno attenti o per lo meno più insensibili ai problemi climatici tutti presi nella loro missione di mantenere e possibilmente incrementare il potere mascherando questa azione con la facciata della democrazia da preservare e rafforzare. In prima linea c'è naturalmente l'ex ministro Matteo Salvini, il più voltagabbana dei politici italiani non tanto per aver cambiato formazione politica quanto per cambiare parere su qualsiasi problema a seconda della propria convenienza. Salvini, dopo essersi sfilato dal governo convinto di andare a nuove elezioni, dopo aver ignorato perché ignorante che la Costituzione prevede anche altre soluzioni prima di tornare alle elezioni, ora si lancia nell'avventura del referendum per tornare ad una legge elettorale maggioritaria. Quella legge che indicava come il diavolo e la fine della democrazia quando era Renzi a proporla, quella legge che non cancella quelli che lui chiama "inciuci" come è stato dimostrato dalle precedenti tornate elettorali con maggioritario. Insomma i cicli del clima terrestre viaggiano nell'ordine dei secoli, mentre nella politica italiani i cicli e ricicli viaggiano alla velocità di qualche mese o anno. Dal canto suo il M5S è troppo impegnato anche lui a tamponare le emorragie fra le sue file dovute ad una mutazione genetica del movimento stesso rispetto alle proprie origini. Ed allora ecco Di Maio che invoca l'istituzione del vincolo di mandato per avere uno stuolo di parlamentari al proprio servizio e per portare a termine il disegno di Casaleggio (ma anche di Berlusconi) di eliminare il parlamento stesso che rallenta e a volte intralcia l'azione del governo. Anche in questo caso si propone una modifica costituzionale non in seguito ad un progetto o ad un disegno di sistema ben preciso ma semplicemente per il proprio tornaconto. Come del resto la storia della diminuzione del numero di parlamentari, un altro attacco alla democrazia ed alla rappresentatività in nome del risparmio economico, che si sarebbe ottenuto semplicemente dimezzando le remunerazione dei parlamentari. In questo bailamme il solito non pervenuto è il Partito Democratico del quale è sempre complicato interpretare le posizioni politiche a causa delle lotte interne troppo impegnative per occuparsi dei problemi nazionali o addirittura mondiali.

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