mercoledì 25 settembre 2019

L'emergenza climatica ? Chi se ne frega


L'emergenza clima, che è un fatto certo a dispetto di chi continua a negarla, è uno di quei problemi che o tutti i paesi si impegnano seriamente ad affrontarla oppure tutti gli sforzi saranno inutili. Al recente accordo raggiunto all'Onu hanno aderito solo 66 paesi per raggiungere emissioni 0 nel 2050, fra trent'anni. Praticamente quindi non si farà niente o quasi e le condizioni climatiche sono destinate a peggiorare. I paesi inquinanti sono distribuiti su tutto il globo a partire da Cina, India, Europa (nel suo complesso), Russia, Stati Uniti, e poi Giappone, Brasile, Corea, insomma o agiscono tutti o l'mpegno di un singolo paese è vanificato totalmente dal disimpegno degli altri. Purtroppo poi oltre alle dichiarazioni programmatiche, le buone intenzioni esplicitate sulla carta non si vedono interventi strutturali degni di tale nome da parte di qualsiasi paese. E tutto rimane sul piano folkloristico. La stessa scelta di utilizzare Greta Thunberg come madrina della lotta alle economie inquinanti si è rivelata un effetto boomerang. Da una parte gli ambientalisti la utilizzando come elemento emotivo e di impatto, vedere una ragazzina di 16 che parla accorata all'assemblea delle Nazioni Unite è sicuramente di effetto, dall'altra i detrattori delle politica ambientalista in favore di un presunto sviluppo economico hanno gioco facile nel denigrare la ragazzina svedese. Insomma di reale rimane il degrado climatico del pianeta, per il resto, accordi di facciata o iniziative fine a se stesse con il solo obiettivo di farsi belli. Come quella del nostro ministro dell'istruzione Fioramonti che ha proposto una giustificazione automatica per gli studenti che venerdì prossimo aderiranno alla manifestazione contro i cambiamenti climatici. A parte l'aspetto ridicolo di dover portare una giustificazione a scuola per la partecipazione ad uno sciopero, un'aberrazione dei tempi odierni, rimane comunque il fatto che la partecipazione ad una protesta non può essere demandata al permesso di un ministro o di qualsiasi altra entità. Il ministro afferma che la battaglia per un mondo sostenibile deve entrare in maniera permanente nel mondo della scuola: caro ministro la battaglia per un mondo sostenibile deve entrare nel mondo della politica altro che della scuola, è la politica che se ne deve occupare presto e subito perché qualsiasi giorno di ritardo è un giorno in meno verso una probabile catastrofe. Quindi che le manifestazioni di protesta vengano pure che non siano utilizzate in modo strumentale dalla politica per poi non fare assolutamente niente e comunque sminuire il loro valore.

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