martedì 17 settembre 2019

La sindrome di Matteo



Sarà un caso che i due più attaccati al potere, i due più spara bufale (detti anche cazzari) della politica italiana ed i due più sbruffoni del terzo millennio, si chiamino entrambi Matteo ? Sarà il nome a marchiare a fuoco chi lo porta ? Magari no perché non dimentichiamo che esiste anche un certo Matteo Orfini, uno dei politici più insulsi della storia della repubblica, ma potrebbe sempre rappresentare l'eccezione che conferma la regola.

I nostri Matteo doc, fulminati entrambi sulla strada del potere, compiono azioni fuori da ogni logica confermate dalle loro ultime iniziative. Il Matteo leghista, saldamento al governo fino ai primi di agosto, reduce da un paio di successi (voto di fiducia sul decreto sicurezza bis e si del parlamento sulla Tav) all'improvviso si lascia prendere la mano e convito che in un paio o al massimo tre settimane si sarebbe andati a nuove elezioni diventando Presidente del Consiglio, stacca la spina al governo e si ritrova in tre settimane all'opposizione. Le bufale portate a giustificazione erano che con quel governo lui non poteva lavorare, che a lui non interessavano le poltrone (tanto è vero che non si è dimesso e a costretto Conte a dimettersi oltre a proporre a Di Maio di proseguire con lui, Giggino, come presidente del consiglio) e via dicendo. Il vero motivo è che questo Matteo pensava di arrivare alla poltrona più grande ma poiché dal punto di vista politico è un inetto capace solo di seminare odio e di indottrinare le masse con delle falsità (e per questo molto pericoloso) gli è andata male.
Il secondo Matteo anche lui è ormai famoso più per le sue bufale che per le capacità politiche. Aveva promesso che si sarebbe ritirato dalla politica se avesse perso il referendum costituzionale e invece eccolo qui che ora addirittura, dopo aver portato allo sfascio il Partito Democratico (operazione non tanto difficile data la precarietà di questo carrozzone), da vita al suo sogno: un partito da affiancare al suo padre putativo: Silvio Berlusconi. Purtroppo i sostenitori del Pd si sono fatti infinocchiare per diversi anni sottovalutando quando il buon Renzi, da Sindaco di Firenze, fu convocato dall'allora Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ma non a Palazzo Chigi bensì ad Arcore. Ed il Sindaco andò giustificandosi che la ragione dell'incontro istituzionale ma scoprendo le sue carte: la sua passione ed il suo attaccamento all'ex cavaliere. Dopo la nascita del secondo governo Conte, nato proprio grazie al suo cambio di percorso, si è visto sbattuto fuori da tutti i posti di potere. Ed il buon Matteo Renzi non può stare senza un briciolo di potere e quindi ecco sfornato un bel partito nuovo di zecca (oddio nuovo si vedrà ma ci sono molti dubbi).
Ed ora che Zingaretti ha liberato finalmente il Pd da questo oggetto estraneo, forse quel partito potrebbe migliorare e tornare ad essere un partito non dico di sinistra ma almeno tendente a sinistra. Si vedrà ma i dubbi rimangono molti soprattutto il dubbio più grande: che tutta questa operazione non sia l'ennesimo tappeto steso davanti a Salvini per arrivare a quella poltron che sarebbe un vero disastro per la democrazie e per il paese.
(Foto dalla pagina di Sauro Marini)

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