sabato 20 gennaio 2018

E chi ci salverà dalle “bufale” istituzionali ?




Questo 2018 è iniziato e prosegue inseguendo un tormentone dopo l’altro: promesse elettorali, i sacchetti del supermercato, la cancellazione della parola razza fino ad arrivare finalmente alla lotta alle “fake news” (ma quanto piace alla politica renziana usare questi termini mutuati dalla lingua anglosassone). Ora la lotta alle notizie false o più volgarmente bufale diventa un’attività governativa come si fa in qualsiasi regime dove la parola democrazia è assente dal vocabolario. Che il governo, per mano della polizia postale, stabilisca che cosa è vero o falso non è certo un elemento di garanzia quanto piuttosto uno strumento di controllo del libero pensiero. La rete, uno strumento ormai alla portata di tutti con l’esplosione dei social, è diventato per i politici uno strumento a doppio taglio. Da una parte una modalità immediata per diffondere un pensiero, un’idea, uno slogan che in pochi secondi raggiunge chiunque, ma d’altra parte anche uno strumento capace di mettere in evidenza e di rivelare le “falsità” degli stessi. Mentre prima di internet solo giornalisti e professionisti dell’informazione avevano la possibilità di verificare la dichiarazione di un politico, ora chiunque ne ha la possibilità e chiunque può rispondere al politico in maniera altamente immediata. Ed è questa la forza della rete che rende inutile, nonché pericolosa, l’istituzione di una forza governativa per il controllo di quanto è pubblicato.
Internet consente a chiunque di scrivere e pubblicare qualsiasi notizia e/o fatto in maniera semplice e immediata senza alcun controllo da parte di alcuno, ma allo stesso tempo internet stessa consente in pochi click di verificare se una notizia che si legge in rete sia vera, falsa o parzialmente vera. E sta tutto qui la forza della rete. La lotta alle bufale si fa con l’educazione, educazione che si deve sviluppare su due fronti: educazione civica insegnando l’assurdità e la pericolosità di diffondere notizie false, educazione tecnica insegnando ad utilizzare gli strumenti disponibili per la verifica di una notizia. Senza poi sottolineare che le notizie false non nascono solo sulla rete, sulla rete è solo più facile pubblicarle e diffonderle, ma poi ci sono anche le falsità che nascono direttamente dalla voce dei politici o di personaggi pubblici, e chi controlla queste notizie ? E soprattutto come le si combatte una volta scoperta la notizia falsa ? In rete la polizia postale dovrebbe provvedere, non si sa come, alla cancellazione della notizia, operazione ardua in rete soprattutto dopo che la notizia stessa è finita in pasto ai motori di ricerca. Ma la dichiarazione lasciata dal personaggio come la si combatte ? Quando un politico promette di dimettersi se non ottiene un risultato e non lo fa, oppure quando interpreta dei dati oggettivi a modo suo distorcendo la realtà, come si combattono questo genere di notizie false ? Si va a prendere il personaggio e lo si porta in Tv a reti unificate a smentire o rettificare la sua affermazione ? Si usa una specie di macchina del tempo e si torna indietro per far ripetere l’affermazione in maniera veritiera ? Impossibile. C’è un solo modo: educare ad utilizzare gli strumenti della rete per una verifica. La task force messa in campo dal “ducetto” Minniti serve solo un esercizio di facciata che non serve certo a garantire una pulizia dell’informazione, ma si sa siamo in campagna elettorale e tutto fa brodo. Per inciso anche il Pd ha inserito nel nuovo giornale online una rubrica antifakenews ma c’è da fidarsi di un partito guidato da uno dei più grandi diffusori di falsità ? La rubrica del Pd ricordeà mai le falsità messe in giro da Matteo Renzi: “Mai al governo senza passare per le elezioni”, “Enrico stai sereno”, “Se perdiamo al referendum smetto di fare politica” .... date voi la risposta ma intanto imparate a districarvi in rete prima di rilanciare una notizia senza verificarla ... questa è un’operazione fra le più pericolose sulla quale fanno affidamento gli untori delle bufale.

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