giovedì 3 novembre 2016

Contro lo sciacallaggio politico non c'è polizia che tenga


La solidarietà politica pro-terremotati è andata avanti lo spazio di una giornata poi siamo tornati all'antico e ci si è buttati a corpo morto sul terribile evento sismico di domenica per "sfruttarne" eventuali code in ambito referendario. Troppo ghiotta l'occasione per lasciarsela sfuggire e tentare di rimettere in piedi le fondamenta traballenti del Si. La pensata geniale, il rinvio del voto del 4 dicembre, è venuta da un "ministro" per caso e forse il peggiore ministro della storia della seconda repubblica, ma ciò non toglie quanto il problema fosse stato trattato in maniera superficiale e opportunistica. Ora è preoccupante e pericoloso che un presidente del consiglio non sappia quello che fa un proprio ministro anche semplicemente a livello di comunicazione, perché o i due, Renzi e Angelino, non si parlano ... o se si parlano forse è ancora peggio perché significherebbe che il buon Matteo ha mandato allo sbaraglio il suo ministro per sondare il terreno. Poiché la proposta veniva dal governo, le opposizioni si sono scagliate tutte contro la proposta senza se e senza ma. Nessuno si è fermato un attimo mettendosi a pensare se lo spostamento del voto fosse opportuno o meno. Naturalmente alle migliaia di persone, che ora si trovano senza casa e ad aver perso tutto, credo che poco importi del referendum, della costituzione, delle elezioni americane e di tutte gli altri "problemi" sui quali la politica si trastulla senza dedicarsi a corpo morto sulla realtà che il terremoto ha sbattuto ancora una volta in faccia al paese: siamo un paese instabile a tutti i livelli compreso quello geografico. Impensabile comunque che la politica si occupasse in maniera seria e condivisa dei problemi portati alla luce dalle innumerevoli scosse di queste settimane. Ed allora eccoci ancora una volta a combattere con una emergenza che inevitabilmente sposterà nel tempo i problemi relativi alla messa in sicurezza dei territori a rischio sismico, praticamente quasi la totalità del paese, creando un circolo vizioso dal quale difficilmente usciremo a breve. Siamo un paese continuamente in emergenza e quando non ci pensa la natura a dare vita a questa emergenza, ci pensa la politica "creando" emergenze virtuali tipo quella della riforma costituzionale. Ora che si dovrà provvedere in tempi più che rapidi ad interventi che inizino ad occuparsi la ricostruzione, gli amministratori locali si ritrovano a combattere con la burocrazia delle norme che limitano l'efficacia e la prontezza degli interventi. Una burocrazia non nata per caso ma per due motivi essenziali: da una parte la necessità di combattere la corruzione strisciante a tutti i livelli, dall'altra l'incapacità della politica di emanare leggi chiare, limpide e non interpretabili. Ed a questi problemi la riforma costituzionale non potrà rispondere in alcun modo.

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