lunedì 13 luglio 2015

W Tsipras, abbasso Tsipras, W Tsipras, abbasso Tsipras ... i buffoni della politica italiana non riescono a fare silenzio


Dopo i festeggiamenti di due settimane fa quando Grillo e Salvini in testa si rallegravano con Tsipras e con il risultato del referendum, oggi gli stessi festeggianti gettano lo stesso leader greco nella polvere dopo l'accordo raggiunto con l'Europa guidata dalla Germania. Oggi quel referendum si è rivelato per quello che era: un bel cappio al collo della Grecia a forse per lo stesso Tsipras. E' chiaro che l'accordo raggiunto potrebbe essere l'opposto che i greci avevano chiesto con il loro No quindici giorni fa, ammesso che qualcuno avesse capito il significato di ciò che veniva loro chiesto. Ma sarà difficile giudicare per chi ne sta fuori se Tsipras avrebbe potuto ottenere di più, se i sacrifici richiesti avrebbero potuto essere meno pensanti e soprattutto nessuno avrebbe potuto prevedere che cosa sarebbe accaduto con l'uscita della Grecia dall'euro e dall'europa, quello che è certo rimane la figura ridicola di tutta la politica italiana. Si è passati dal plauso generalizzato quando Syriza vinse le elezioni, all'abbandono del Pd del leader greco mettendosi dalla parte della Merkel, poi di nuovo (Pd a parte) all'appoggio generalizzato del referendum e all'esultanza quando ha vinto il No dei greci. Infine eccoci arrivati ad oggi e tutti gli esultanti cadono nella disperazione in seguito all'accordo raggiunto per tenere unita (si fa per dire) l'europa. Insomma una bandieruola lasciata al vento avrebbe cambiato direzione un numero minore di volte. La lezione da imparare è comunque una: che un solo stato possa lasciare l'europa e l'euro è molto ma molto improbabile perché nessuno è in grado di prevederne e valutarne i rischi. Se si vogliono cambiare le politiche capestro dell'europa guidate dalla Germania, è necessario l'impegno di tutti e non lsciare un singolo governo a combattere mentre gli altri stanno a guardare facendo più o meno il tifo per l'operazioni. Gli stati in difficoltà con alto debito pubblico hanno gran parte del loro debito disseminato in europa ed allora può il singolo stato abbandonare l'europa senza danni incalcolabili ? E possono gli altri stati lasciar andare una singola nazione rischiando di perdere i loro crediti ? Sta qui il vero problema: le politiche europee per gli stati che ormai sono nell'euro e in europa si possono cambiare da dentro ma con un unione di intenti soprattutto per quegli stati che soffrono maggiormente come Italia, Spagna, Portogallo, Grecia etc. Le chiccehere, i tweet, gli slogans non servono a niente che vada oltre del più deleterio populismo.

Nessun commento: