giovedì 23 settembre 2010

Garantismo, giustizialismo o semplicemente .... un po' di sano moralismo

In Italia ormai il virus del bipolarismo ha contagiato tutta la vita politica nonostante il fallimento sia davanti agli occhi di tutti. Siamo passati da una situazione in cui le differenze fra le varie aree del quadro politico italiano erano veramene sfumate passando dall'estrema sinistra all'estrema destra, ad un modello dove o è bianco o è nero, e non ci sono alternative. Modello che viene applicato pari pari anche alle problematiche della giustizia soprattutto quando ad essere invischiati nelle pastoie dei magistrati sono i politici. Ed allora si formano i due schieramenti contrapposti: garantisti e giustizialisti. I garantisti sono coloro che ad ogni costo intendono salvaguadare il diritto del politico a continuare a svolgere le proprie funzioni fino a che non ha subito tutti i gradi di giudizio e ne è uscito colpevole (anche se poi in parlamento siedono politici condannati in via definitiva ma nessuno , tanto meno loro stessi, si sognano di dimettersi). I giustizialisti non sentono ragioni e sostengono che al minimo sospetto e quando un politico si trova ad essere indagato per qualsiasi reato dalla magistratura, debba comunque dimettersi. Questi due movimenti si scambiano i rispettivi ruoli a seoonda di chi sia il politico indagato. Se il politico è di centro destra garantista diventa tutto il centro destra e giustizialista il centro sinistra, se il politico è di centro sinistra le due parti si scambiano allegramente i ruoli. E' poi c'è sempre qualche scheggia impazzita che sfugge a questa regola abbastanza precisa. Nessuno comunque ne' da una parte ne' dall'altra si pone il problema della moralità che un politico dovrebbe avere in base alla funzione che svolge. Anzi questa parola è quasi bandita dal normale vocabolario di questo terzo millennio, anzi spesso fra i giustizialisti circola il luogo comune: "Io non sono un moralista ma ritengo che tizio o caio si debba dimettere". Ma perchè cosa c'è di così scandaloso nel definirsi in certe questioni dei moralisti ? Governare un paese, far parte delle istituzioni, entrare in parlamento non sono attività qualsiasi ma sono le massime espressioni della democrazia ed attività le più importanti per la vita stessa del paese. Come può un politico parlare di giustizia, proporre o discutere leggi o riforme sul funzionamento della giustizia quando lui stesso deve difendersi, a torto o ragione non importa dalla giustizia stessa. Come può un politico essere credibile quando propone o discute leggi sulla famiglia o su questioni etiche come la procreazione assistita quando il suo comportamento è al di fuori dell'etica che si intende imporre al paese. Come può un politico per esempio indirizzare la propria azione politica contro una legge come l'aborto quando magari la propria compagna per qualche motivo lo ha praticato. Insomma qui non si tratta di essere garantisti o giustizialisti ma semplicemente un poco moralisti e quando un politico si trova invischiato in qualche vicenda poco chiara tanto che interviene la magistratura, dovrebbe avere il buon gusto di dimettersi immediatamente in quanto il solo sospetto è sufficiente per far cadere la fiducia nell'operato del politico stesso. Che poi si debba ricorrere al voto favorevole della Parlamento per utilizzare delle prove come le intercettazioni telefoniche è ancora più scandaloso e vergognoso oltre che subdolo. Non si impedisce di indagare ma si impedisce di usare prove fondamentali. Ed in questo gioco sporco si è visto che sono tutti invischiati in quanto, pur avendo i finiani votato a favore, alcuni esponenti del centro sinistra hanno migrato nel voto del centro destra ed il sottosegretario, presunto camorrista, per il momento se l'è cavata e le sue telefonate non saranno utilizzate nelle indagini. Se un giorno Cosentino fosse condannato potremmo dire che tutta la Camera è una finacheggiatrice della camorra.

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