mercoledì 29 settembre 2010

Diagnosi parziale ... terapia inadeguata

Come non dare ragione al Presidente del Consiglio quando afferma che la giustizia non funziona e che è necessaria una riforma ? Sfido chiunque ad ammettere il contrario. La cosa si complica quando si scende in dettaglio. Perche la giustizia non funziona ? Qui iniziano le divergenze. Berlusconi incentra la sua analisi su ciò che gli fa comodo: la esasperante durata dei processi (tutti d'accordo), la immunità delle più alte cariche dello Stato (principio che cozza con i dettami della costituzione per la quale davanti alla legge tutti i cittadini sono uguali). Ma la giustizia non funziona anche per motivi endemici e più strettamente legati alla legislatura di questo paese, fatto si di santi, poeti e naviganti ma anche di avvocati più o meno assimibilabili alla categoria degli azzeccagarbugli. Prendiamo ad esempio la notizia di oggi che riguarda gli operai della Fiat di Melfi. Licenziati in tronco dalla industria torinese per attività sindacale, reintegrati dal giudice del lavoro che ha intimato la loro riassunzione, riassunzione avvenuta ma tenendo i tre operai lontani dalle linee produttive e consentendo loro di svolgere esclusivamente attività sindacale. A questo punto la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici, presenta ricorso contro la decisione dell'azienda affinche i tre operai possano riprendere la loro attività produttiva ed oggi la sentenza dello stesso giudice che aveva ordinato la loro riassunzione. Il ricorso della Fiom è inammissibile e quindi i tre possono continuare a girarsi i pollici quando la mattina entrano in fabbrica. Ora senza entrare nel merito delle leggi e delle motivazioni, compito arduo ed impossibile per un cittadino comune, possibile che un giudice imponga ad un'azienda di riprendere in servizio dei lavoratori che sono stati licenziati ma che non possa obbligare la stessa azienda in seguito a questa decisione anche di farli lavorare e non di tenerli al proprio interno come delle larve umane. Da questo fatto emblematico nasce il secondo vero problema della giustizia italiana, problema del quale il cavaliere non parla perchè naturalmente torna a suo vantaggio: la complessità e la scarsa chiarezza delle leggi italiane che si prestano ad ogni capoverso a qualsiasi tipo di interpretazione. Uno stesso caso può essere risolto in un modo o in un altro totalmente opposto a seconda del giudice degli avvocati che gestiscono il caso. A dire il vero in questo governo è stato inventato anche un ministero che avrebbe dovuto occuparsi di questo problema: il ministero della semplificazione normativa. Una buona idea vanificata con la nomina del ministro: il leghista Calderoli. Come si può assegnare un compito cosi' delicato ad un uomo dall'ignoranza e dalla incompetenza unica ? Ed infatti il ministro si è cimentato solo nell'interpertare la parte del novello Nerone o nel dare vita al reale al romanzo fantascientifico di Ray Bradbury, Fahrenhei 451 bruciando i tesi di non so quante leggi, ma senza andare al cuore del problema anche perchè nessuno sa di quali leggi si sia trattato. D'altra parte come pretendere la riforma della giustizia da un governo presieduto da capo di governo che prima di tutto deve difendersi dalla giustizia stessa a causa dei suoi innumerevoli coinvolgimenti in attività di dubbia legalità. Accorciamo i processi facendo decadere d'ufficio quelli che superano una certa durata, tagliamo i fondi dedicati alla giustizia ed alla magistratura, lasciamo inalterata la complessa ed intricata giungla normativa che potrebbe tornare sempre comodo per salvarsi dalla galera. Questa la riforma che il capo del governo ha in mente ma che, come ogni sua iniziativa, non serve al paese. .

1 commento:

Anonimo ha detto...

....sentito e letto....
come possono constatare lor signori, le pronunce vanno e vengono ...parimenti ai parlamentari eletti in schieramenti avversi. Ste giostre al massacro del Paese e dei suoi cittadini deve finire.