venerdì 30 giugno 2017

Migranti economici e non: l'ipocrisia del capitalismo occidentale


Il problema dei migranti diventa sempre più grave e sempre meno risolvibile soprattutto perché nessuno ha intenzione di risolverlo. Si continuano a cecare soluzioni all'emergenza, che ormai non è più emergenza ma una condizione endemica, soluzioni che si risolveranno in un bel nulla se non si farà niente per intervenire alle radici il problema: lo sfruttamento secolare dei paesi dell'africa da parte dell'occidente e del suo modello di sviluppo, il capitalismo. A questa causa principale negli ultimi 15 anni se n'è aggiunta poi un'altra che ha causato il peggioramento della situazione internazionale: le guerre scatenate dall'occidente in nome della presunta lotta al terrorismo. E A questa seconda causa dell'immigrazione, il mondo occidentale, con infinita ipocrisia, ha messo in campo la suddivisione fra immigrati che scappano dalla guerra (causata e alimentata dal mondo occidentale) e immigrati economici (causati dalla povertà grazie allo sfruttamento senza limiti del mondo occidentale). Alla prima categoria di migranti il mondo occidentale afferma di garantire l'accoglienza, alla seconda categoria garantisce il ritorno a casa a morire nella povertà. Ad entrambe le categorie comunque garantisce una permanenza o in qualche campo di concentramento denominato centro di accoglienza (o qualche altra denominazione fantasiosa) oppure una vita in strada a rubare, borseggiare, spacciare denominando questo trattamento "integrazione". Il paese più esposto ed allo stesso tempo più impreparato a questo fenomeno è sicuramente l'Italia, mentre altri paesi europei come Francia, Inghilterra, la stessa Svezia erano già paesi all'interno dei quali esistevano comunità di immigrati non indifferente e quasi perfettamente integrate. L'Italia invece fino agli 90 era un paese abitato solo da italiani che non avevano alcuna dimestichezza con l'immigrazione (se non quella cronica interna da sud a nord) e che vivevano senza alcun contatto o contaminazione con culture straniere. Ma l'Italia è stato ed è il primo paese preso d'assalto dal fenomeno dell'immigrazione degli anni 2000 in quanto il più facilmente raggiungibile dalle coste africane. E l'Italia è stata lasciata al suo destino da quella che dovrebbe essere l'Europa ma che lo è solo quando c'è da far quadrare i conti a spese dei cittadini e/o salvare le banche e/o determinare le misure delle vongole da pescare. Il nostro paese, già incapace di governare nell'ordinario, si è trovato ad affrontare una situazione straordinaria che da una parte è stata utilizzata come speculazione politica per ottenere consenso da parte di chi sta all'opposizione (dopo non averla saputa gestire quando governava) mentre dall'altra è diventata rapidamente ingestibile. Ma a prescindere dalla situazione contingente per la quale nessuno ha una soluzione percorribile che non sia quella di gestire in maniera organizzata e umana gli immigrati (chiusura dei porti, blocchi navali, respingimenti, e via dicendo sono tutte soluzioni non attuabili e solo di stamp populista), se poi non si agisce a livello internazionale nel cambiare rotta e politica verso i paesi che originano l'immigrazione, il problema non si risolverà mai se non in qualche modo cruento. Il capitalismo ha fallito su tutti fronti e se non si cambia rotta il fallimento rischia di diventare la causa di futuri sconvolgimenti, soprattutto ora che anche la Cina, sempre più capitalista, è entrata a gamba tesa nel continente africano sostituendosi spesso all'occidente. Purtroppo questo cambio di rotta non si vede ed è questo il reale problema: l'immigrazione smisurata è il prodotto finale del capitalismo ed il capitalismo intende ributtarla a mare mettendosi in pace con la propria coscienza in merito ai migranti causati dalle guerre.

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