mercoledì 28 giugno 2017

Rai: tv pubblica ma di fatto privata


La presenza di una rete televisiva pubblica dovrebbe essere uno dei punti qualificanti di una democrazia soprattutto in un'epoca come questa nella quale siamo sommersi dall'informazione e quando l'informazione è sovrabbondante diventa spesso rumore. In questi ultimi 20 anni si è comunque potuto toccare con mano il potere della televisione grazie alla quale il buon ex cavaliere ha vinto per ben tre volte le elezioni politiche anche grazie all'occupazione totale della tv pubblica. Purtroppo in Italia la Rai è sempre stata in mano alla politica e con la scusa della tv pubblica il risultato è stato sempre quello di una lottizzazione fra i vari partiti con una prevalenza governativa: risultato dell'era berlusconiana è stato quello di avvicinare la televisione pubblica a quella privata. Programmi spazzatura copiati o clonati da mediaset, pubblicità invasiva, epurazione di personaggi scomodi salvo qualche rara eccezione (qualche programma su Rai 3 che ha costituito comunque un'eccezione più che la regola). Il tutto nonostante il canone pagato dai cittadini italiani. Qualcuno pensava che con l'immissione del canone rai nella bolletta dell'energia elettrica e con la conseguente cancellazione dell'evasione (che era a livelli notevoli come del resto tradizione nel nostro paese), la Rai modificasse in qualche modo il suo palinsesto ed i suoi programma in virtù di una maggiore capacità economica rispetto al privato. Ed invece la situazione è andata peggiorando soprattutto in termini di pubblicità che è diventata ancora più invasiva rispetto al privato (basta vedere cosa accade in una partita di calcio quando qualsiasi piccola interruzione viene sfruttata per mandare in onda brevi spot pubblicitari, o in occasione di film mai trasmessi per intero o comunque con un solo spot in mezzo al film), ma anche in termini di compensi ai vari artisti. Proprio ieri è stato rinnovato il contratto a Fabio Fazio con un incremento di circa 1 milione di euro, portando il suo compenso a 2,8 milioni l'anno: uno schiaffo a tutti i contribuenti magari di qualsiasi ordine sociale che vedono il "loro" canone utilizzato per stipulare simili contratti. Si dirà che il compenso di Fabio Fazio è coperto dalla pubblicità e dagli sponsor, rimane sempre l'aspetto etico di una televisione pubblica che si mantiene anche grazie ad un contributo (forzato) pubblico per poi "copiare" modalità, gestione, qualità, tutto cioè dalla televisione privata. I cittadini che sono indignati hanno comunque uno strumento molto semplice per ridimensionare quei compensi faraonici: cambiare canae e non guardare certe trasmissioni di conduttori "finti" democratici e di sinistra. Di fatto comunque in Italia ormai non esiste più una tv pubblica e sarebbe forse meglio privatizzarla, abolire il canone e dare vita ad una vera televisione "pluralista".

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