sabato 12 luglio 2014

Gaza il mattatoio


La nuova crisi in medio oriente segna come sempre lo scatenarsi di un'informazione parziale dei media schierati quasi totalmente con lo stato di Israele al quale deve essere garantito il diritto alla "difesa". Ma di quale difesa si parla se all'uccisione di 3 soldati israeliani si reagisce bombardando una popolazione confinata in un territorio ormai molto più simile ad una grande campo di concentramento dal quale non si può uscire e nel quale mancano i più elementari servizi essenziali. Certo da Gaza partono dei missili verso Israele ma il divario fra le forze in campo fa apparire questo lancio una specie di confronto moderno fra Davide e Golia dove però in questo caso, Davide, con la sua fionda riesce solo a lanciare dei sassolini che non arrivano nemmeno a scalfire il piede di Golia. Ad una visione un pò più attenta dei telegiornali questo divario di forze appare comunque evidente. Da una parte si sottolinea oltre modo la paura degli israeliani che al suono delle sirene in occasione dell'arrivo dei sassolini, scappano verso i loro rifugi abbandonando strade, piazze e negozi tutti ben ordinati. Poi scorrono alcuni secondi di immagini, per una finta par condicio, su Gaza dove si vedono levarsi colonne di fumo e fiamme, macerie ovunque e file di morti, oltre 120 ormai, dei quali molti bambini. Se pur i tempi dei servizi siano diverso e l'enfasi dei giornalisti molto diversa, un occhio attento non può non notare la disparità di forze e l'accanimento "terapeutico" di Israele contro la popolazione della striscia di Gaza. Certamente in mezzo alla popolazione palestinese si annidano i terroristi con le loro fionde ma questo non autorizza di certo Israele ad mettere in opera una specie di sterminio legalizzato. Le ragioni di quanto sta accadendo in quei territori da oltre 60 anni si sono perse nella notte dei tempi e ognuno ha la sua versione, la propria opinione e la proprio verità, una questione sulla quale non si arriverà mai ad un giudizio ed un pensiero comune ora non ci sono che i morti e non solo quelli. Da una parte una popolazione, quella palestinese, che si vede "abbandonata" da tutte le potenze mondiali e che quindi non ha trovato di meglio che reagire con atti terrostici "all'invasione" legale del proprio territorio; dall'altra un popolo, quello ebraico, "ingombrante" che è stato piazzato in quei territori sia per essere tenuto lontano dal mondo occidentale sia per tenere a bada il mondo mussulmano considerato in toto di stampo terroristico. Una situazione che ormai si è incancrenita e dalla quale sarà sempre più difficile uscire, considerato anche il comportamento completamente diverse delle potenze occidentali rispetto ad altre crisi del nostro pianeta, il problema è che nel frattempo c'è una popolazione che o muore o vive in condizioni impossibili, quelle condizioni che il popolo israeliano dovrebbe conoscere bene .... ma la storia sembra non insegnare niente.

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