giovedì 22 settembre 2011

Il paese in mano a 316 manigoldi




La solita manfrina che il governo deve andare avanti perchè scelto dagli italiani ormai non regge più e su questo ritornello siamo diventati lo zimbello del mondo intero. Lo sa bene Berlusconi, lo sanno bene Pdl e Lega e ormai lo hanno imparato anche gli italiani, almeno quelli che hanno riacquistato le proprie facoltà dopo aver subito il lavaggio del cervello mediatico e quelli che tali facoltà le hanno sempre mantenute. La maggioranza non esiste più da mesi e si regge in piedi grazie ad un manipolo di mercenari, assoldati dal grande capo proprio in un perfetto stile da regime, che sono passati da una parte all'altra infiscandosene del voto degli elettori. Certo se il governo grazie a questa trasfusione urgente resasi necessaria per compensare l'emorragia causata dalla fuga di parlamentari ex An, avesse davvero iniziato a governare ed a gestire la crisi economica-finanziaria che attanaglia da anni il paese, tutto sarebbe stato più sopportabile benchè non corretto rispetto agli elettori, ma la musica non solo non è cambiata ma è addirittura peggiorata con la crisi sempre più nera, le borse sempre più in picchiata ed il capo del governo sempre più invischiato in uno scandalo dopo l'altro. Ma lui resiste a guardia del fortino difeso strenuamente da quel manipolo di 316 deputati ai quali l'Italia intera (a parte qualche ominide verde) non da più credito. Due manovre in due mesi ed una terza all'orizzonte non sono servite e non serviranno a niente, è come cercare di tappare una falla usando semplicemente le mani che sono solo due mentre i buchi si aprono uno dietro l'altro a velocità impressionante. Sarebbe necessario andare alla causa del problema, individuare il generatore di buchi e interrompere la sua attività, ma nemmeno il Presidente della Repubblica ci è riuscito ed il capo di governo più indagato che la storia dei paesi democratici ricordi continua indisturbato la sua opera di perforatore e affondatore dell'economia italiana. Ormai l'assedio al dittatore è completo: il paese intero (a parte sempre qualche ominido verde e qualcuno azzurro), il mondo imprenditoriale nel suo complesso, i sindacati (ormai anche Cisl e Uil se ne sono resi conto), la magistratura, lavoratori e disoccupati, pensionati, i lampedusani che hanno toccato con mano le promesse al vento, insomma tutti sono contro quest'uomo ed il suo manipolo di soldatini di legno. Sembra di vedere un classico western quando una pattuglia di giacche azzurra riunisce i carri in circolo per resistere all'assalto dei pellerossa che intendono difendere la loro terra. Berlusconi alla stregua di un colonnello dell'esercito americano ha stretto intorno a se tutti i 316 soldatini mentre intorno a loro infuria l'assedio. Purtroppo manca un valido generale a guidare l'assedio e l'attacco finale per far crollare il dittatore che in questo modo ha gioco facile a resistere. Gli attacchi sono portati maldestramente come quello verbale del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che paventa il morto come consequenza del perdurare del regime Berlusconi, una frase che ha scatenato un putiferio. E' sicuro che se si intende salvare il paese è necessaria un'azione di forza che potrebbe venire dalla piazza, quella stessa piazza che il dittatore chiama in causa per legittimare il suo governo ormai illegittimo, ma è necessario muoversi presto prima che il crollo del paese sia totale e difficile da rimediare.


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