venerdì 10 febbraio 2023

Alla fine .. per fortuna che c'è Sanremo


In un paese normale civile e democratico una manifestazione come il festival della canzone, come SanRemo, non sarebbe certo il palco ideale per parlare di diritti civili e di società civile. Ma in Italia se non se ne parla a Sanremo in quale altro contesto se ne può parlare liberamente e senza le restrizioni assurde del proprio credo politico ? In Italia sicuramente in nessun altro contesto. Nel nostro paese ormai, da quando Berlusconi ha sdoganato e riportato al governo del paese formazioni politiche che hanno come riferimento il fascismo, non è più possibile da trent'anni assistere ad un dibattito civile e democratico su argomenti tanto sensibili come i diritti civili. Insieme al ritorno dei fascisti il governo Berlusconi ha sostenuto e dato fiato ad una miriade di giornali è giornalisti di destra con i quali non è possibile discutere o aprire un confronto aperto su qualsiasi tema. La destra sia a livello politico che giornalistico in Italia è di un livello culturale imbarazzante, capace solo di mettere qualunque problema sul piano del confronto violento ma non certo sul piano della dialettica democratica. In questo atteggiamento le forze di destra sono state sicuramente agevolate da una sinistra inconcludente e incapace di contrastare il livello becero dei tre partiti che rappresentano il nuovo fascismo italiano: Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Una sinistra che ha decretato il suo suicidio con la formazione del Partito Democratico, un carrozzone che ha imbarcato sul proprio carro di tutto e di più e che quindi non è mai stato in grado di imporre leggi di civiltà che rendessero l'Italia un paese moderno.

In questo clima sempre arroventato (non c'è più un talk show televisivo nel quale si possa assistere ad un dibattito serio e costruttivo) da qualche anno il palco di Sanremo è diventato quindi l'unico luogo dove parlare di diritti civili, di violenza sulle donne, di unioni civili o di razzismo come ieri sera con la giocatrice della Nazionale di pallavolo Paola Enogu. E il giorno dopo, da destra, giornalisti e politici si scatenano soprattutto sui social, quel grande teatro che consente a tutti di scrivere le più grandi baggianate senza alcun contradditorio. I commenti più frequenti sono stati "Sputa nel piatto dal quale mangia", "Tornatene al tuo paese se non stai bene qui" ... commenti che non hanno fatto che avvalorare la tesi della Egonu: l'Italia è razzista.

In realtà l'Italia nella sua maggioranza non può essere indicata come un paese razzista, ma quella minoranza che governa il paese si ispira sicuramente a principi razzisti sia perché ha come riferimento il fascismo (la seconda carica dello stato il presidente del Senato Ignazio La Russa venera il busto di Mussolini) sia perché ha come modello di riferimento quello leghista che intende dividere il paese in tre tronconi lasciando le regioni più povere al proprio destino. Questa coalizione FI, Lega, FdI è arrivata al governo del paese nonostante la sua avversione alla Costituzione ed ai principi di uguaglianza che la Costituzione stessa professa grazie soprattutto alla notevole astensione delle ultime elezioni politiche. Il paese quindi, indentificato con la sua maggioranza di governo, non può che essere considerato come un paese razzista come le reazioni alle dichiarazioni di Paola Egonu. La Paola è cittadina italiana, parla italiano, è nata in Italia, ha studiato in Italia ma ha un piccolo grande problema: è una ragazza di colore. Ha la fortuna di giocare nella nazionale italiana di pallavolo e quindi è un personaggio conosciuto, ma nonostante questo i suoi appelli contro il razzismo di cui è stata vittima sono stati sempre ignorati. Ieri ha avuto l'opportunità di parlarne sul palco di Sanremo e apriti cielo. 

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