martedì 10 ottobre 2017

La fulminante carriera di Maria Elena Boschi: da madre costituente a paladina dell'equiparazione fra calciatori e calciatrici




Da quando Berlusconi prima e Renzi poi hanno adottato le quote rosa per i loro ministri abbiamo assistito ad una passarella di ministri donna di pessimo livello. Tanto per liberare il campo da eventuali pensieri sessisti si può senz'altro dire che anche i ministri uomini non siano stati da meno in questa corsa al basso profilo. Naturalmente la responsabilità non è certo di uomini o donne ma di coloro, i presidenti del consiglio incaricati, che hanno effettuato scelte su personaggi di basso profilo e magari, per quanto riguarda le donne, esclusivamente per raggiungere la quota del 50 e 50. Il problema sorge quando queste figure sono messe a guidare ministeri strategici per il paese. Alcuni esempi: la Gelmini all'istruzione quando il suo incarico politico di più alto livello era stato quella responsabile di un parco, oppure la Fedeli anche lei all'istruzione dopo una carriera da sindacalista e soprattutto dopo un un curriculum falsificato, per finire alla Lorenzin che guida la sanità senza nemmeno aver fatto un corso da infermiera. Ma il caso principe di incapacità è forse quello del ministro per gli affari costituzionali e per i rapporti con il parlamento del govero Renzi: Maria Elena Boschi. La sua incompetenza questa volta è stata certificata addirittura prima dalla Corte Costituzionale che ha bocciato la riforma elettorale che tutto il mondo ci avrebbe copiato, e poi dal voto popolare che ha bocciato la sua riforma costituzionale. Nonostante questi suoi "successi" la Boschi è stata premiata nel successivo governo quello di Gentiloni: sottosegretario alla presidenza. E questo nonostante anche la sua promessa a reti unificate di lasciare la politica qualora la riforma della costituzione fosse stata bocciata. Ora la Elena torna alla ribalta con una nuova "battaglia" politica in questo caso affiancata dal ministro Luca Lotti, tanto per rispettare la par condicio e soprattutto a dimostrazione che l'incapacità non è sessista. I due si batteranno per la "parità salariale fra calciatori e calciatrici" in Italia. Ora lasciando da parte l'importanza strategica del problema che non fa dormire non solo iu tifosi italiani ma tutti i cittadini del nostro paese: i giovani che non trovano lavoro, i giovani che hanno un lavoro precario ma con paghe orario faraoniche (5-7 euro lordi), i lavoratori dell'Ilva che stanno perdendo il lavoro anche grazie al governo, i disoccupati .... tutte categorie di cittadini che sono a rischio cefalea a causa del problema dei "salari" delle calciatrici. Detto questo il sottosegretario Boschi dimostra tutta la sua "ignoranza" del problema parlando di ... salari. Ora i calciatori non hanno un salario ma quanto meno uno stipendio e non si tratta di categorie di lavoratori dipendenti ma quanto meno di professionisti che non hanno un contratto nazionale ma che stipulano contratti personali con il presidente della società dove andranno a giocare. Senza contare che i due incompetenti non hanno nemmeno idea di che cosa stanno parlando. Con tutto il rispetto per il calcio femminile che al momento in Italia ancora non decolla o quantomeno trova difficoltà a decollare, come si fa ad equiparere le remunerazione di un calciatore che richiama migliaia di spettatori oltre a centinaia di migliaia di euro di pubblicità con quello di un'altra figura (che sia calciatore o calciatrice non fa differenza) che non ha lo stesso seguito di pubblico e di pubblicità ? Ma non vale la pena di stare a scriverlo sono concetti che capiberebbe anche un bambino, ma che probabilmente son fuori dalla portata dei nostri ministri.

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