venerdì 7 luglio 2017

Dallo streaming allo stopping


Dopo che la nostra politica è rimasta praticamente ferma dall'avvento della Repubblica agli anni 90, e dopo un altro ventennio praticamente di immobilismo sostanziale con i governi Berlusconi e le finte opposizione dei Ds e poi del Pd, oggi la dinamicità del mondo politico è sicuramente più elevata almeno negli aspetti formali. In pochi mesi si è passati dalla rottamazione alla riabilitazione e dal tutto in rete per consentire la partecipazione dei cittadini alle porte chiuse per non mettere in piazza lo squallore del dibattito politico. I fautori di questi repentini cambiamenti con consequenti ritorni indietro sono il M5S e a ruota, più che altro per mero calcolo elettorale piuttosto che per convinzione, il Pd targato Renzi. Epocale fu la diretta streaming del 2013 fra Bersani e due pivelli grillini che fecero una magra figura senza rendersi conto di dove si trovavano (la Lombardi che dichiarava sembra di essere a Ballarò). Alla successiva occasione infatti si presento Grillo con il quale Renzi terminò il confronto urlando "esci da quel blog" salvo poi aprirlo lui un blog sulla scia del comico genovese. Lo stesso Pd con Renzi dette vita alle dirette streaming della propria direzione, salvo poi ieri tornare indietro dopo aver dato dimostrazione in quelle dirette la perfetta inutilità delle direzioni del partito decantate come momenti di democrazia. Una democrazia che si svolgerva secondo il seguente canovaccio: Renzi fa la relazione iniziale, intervengono esponenti renziani a favore senza se e senza ma ed esponenti contrari alla relazione del segretario che fanno proposte e inviti al segretario stesso di modificare la rotta, nessuna delle opzioni contrarie viene presa in considerazione, si vota la relazione del segretario senza modifiche e con l'atensione dei contrari. Una farsa ed una messa in scena ridicola che fra l'altro ha contribuito alla perdita di consensi sia da parte del partito che di Renzi stesso. E così si è arrivati allo stop dello streaming seguendo ancora una volta le orme del M5S che le ha sospese da tempo per nascondere i propri dissidi interni e la solita soluzione grillesca: si fa come dico io abbiate fiducia in me. Questo passo indietro sulla persunta democraticità del tutto on line, un principio sulla carta anche giusto, dimostra quanto i nostri partiti vecchi e nuovi non siano assolutamente pronti per questo salto in avanti nel livello di democrazia e serviranno ancora decenni prima che l'Italia, un paese tipicamente individualista, sia pronta per farlo. Servono dei cambiamenti culturali e sociali che non possono essere imposti da un momento all'altro. Stessa sorte ha subito la rottamazione renziana che alla fine in soli tre anni ha portato a far tornare in auge i presunti personaggi da rottamare: Bersani, D'Alema e lo stesso Berlusconi (ammesso che l'ex cavaliere sia davvero nel mirino del rottamatore come personaggio da mettere da parte) sono tornati protagonisti principali. Anche in questo caso per mettere da parte vecchi personaggi e vecchia politica servono idee e progetti nuovi, mentre Renzi è caduto nelle stesse pecche della vecchia politica. Clientelismo, autoritarismo e scandali che piuttosto che essere spiegati sono insabbiati. Niente da fare dopo una piccola ventata di aria nuova, la bonaccia è tornata e siamo di nuovo in pieno prima repubblica ammesso che il paese ne sia davvero uscita.

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