giovedì 25 maggio 2017

Quando la politica è vittima della sua creatura: la burocrazia




Fra i principali problemi che bloccano la crescita nel nostro paese c'è  sicuramente la burocrazia. Ma che cosa è  la burocrazia e come si è sviluppata nel corso degli anni della storia repubblicana. La burocrazia altro non è che l'insieme delle regole (leggi, provvedimenti, regolamenti) che sono alla base della vita democratica sociale, economica e civile del paese. In Italia questo insieme di leggi è sicuramente abnorme come quantità rispetto agli altri paesi europei e questa peculiarità negativa deriva essenzialmente da due fattori: la propensione endemica del cittadino italiano a voler fregare la legge, l'incapacità del legislatore a scrivere norme chiare e poco interpretabili (incapacità anche questa endemica o semplicemente voluta ?). Il detto tutto italiano "trovata la legge, trovato l'inganno" è emblematico e fotografa coerentemente la situazione italiana. Appena emanata una legge che regolamenta un qualsiasi aspetto della vita sociale e/o economica, nel giro di poco tempo qualcuno riesce subito ad aggirarla o per motivi economici oppure semplicemente per il piacere di non rispettare le regole di una società civile. Naturalmente l'aggiramento è reso possibile anche grazie alla norma in questione che è scritta in un linguaggio incomprensibile e che spesso da adito come minimo a due interpretazioni diverse e in contrapposizione. È Da stabilire se questa modalità di redarre un testo legislativo sia voluta o sia semplicemente il frutto di una incapacità  del legislatore, probabilmente un misto di entrambi questi aspetti. Successivamente al raggiro messo in atto su una norma, il legislatore, nel nobile intento di porre rimedio, o emana un provvedimento correttivo oppure addirittura un nuovo testo che solitamente non risulta quasi mai migliorativo. Questo modus operandi ha dato vita nel tempo ad una legislazione contorta, incomprensibile, obsoleta e sovrabbondante, tale che, per portare a termine una pratica, si impiegano tempi quintuplicati rispetto a quanto avviene negli altri paesi europei e comunque sempre a rischio di ricorsi e interventi della magistratura.
Il problema poi si aggrava quando in queste pastoie legislative finisce anche colui che è uno dei principali artefici della complessità e poca chiarezza della nostra normativa: il politico e, nel caso di queste ore, il ministero dei beni culturali. Il governo Renzi preso dalla smania di fare riforme e rendere il paese efficiente in realtà ne ha combinate una dietro l'altra e quella della riforma dei musei è solo l'ultima di una discreta serie di riforme o respinte dal voto popolare o dalla Corte costituzionale oppure, come in questo ultimo caso, da un semplice tribunale amministrativo. Il concorso bandito per nominare venti direttori dei musei italiani è  stato bocciato in cinque casi nei quali è  stato presentato ricorso da alcuni candidati esclusi.  I punti sostanziali per annullare i concorsi sono due: la partecipazione di candidati stranieri che non sarebbe potuta avvenire per un codicillo della norma che regola tali concorsi e l'effettuazione delle prove orali a porte chiuse. Due banalità che però  dovevano essere a conoscenza di chi ha predisposto il bando. Fra l'altro lo svolgimento della prova orale a porte chiuse appare proprio l'ingenuità incomprensibile per chiunque abbia mai effettuato una prova di concorso e/o di esame di qualsiasi tipo. Naturalmente ora la politica si ribella a questa sentenza del Tar in maniera sconsiderata con in testa addirittura il ministro della giustizia che minaccia di cambiare i tribunali regionali se non addirittura abolirli come se fosse responsabilità dei magistrati il non rispetto delle norme. Ma l'assurdo potrebbe ancora arrivare: il ministero dei beni culturali farà ricorso contro la sentenza ed è possibile che vinca il ricorso annullando quindi la sentenza stessa. Se avverrà  sarà l'ennesima dimostrazione che il problema sta soprattutto nella legislazione stessa e non su chi tenta di farla applicare, ma di certo la politica non ammetterà mai questa sua incapacità  ed al più si limiterà a bruciare qualche gazzetta ufficiale in nome della semplificazione.

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