giovedì 14 maggio 2015

Il partito della nazione esiste già: l'astensionismo


Matteo Renzi, come Silvio Berlusconi, è allergico alla democrazia, al parlamento, alla costituzione. Berlusconi teorizzava il cancellamento del parlamento dove, secondo lui, sarebbe stato sufficiente il voto dei capigruppo, un modo un pò grezzo e maldestro di teorizzare un cambiamento che non avrebbe potuto mai ottenere. Renzi è più raffinato e probabilmente otterrà qualche successo su questa strada con la riforma del Senato e con la legge elettorale, ormai approvata, che di fatto consegnerà l'unico ramo del parlamento che potrà legiferare in mano ad un solo partito anche se di minoranza rispetto al corpo elettorale. Il segretario del Pd lavora poi sul fronte sel partito unico nazionale imbarcando nelle file del partito democratico di tutto e di più in maniera peggiore di quanto fatto da Veltroni e D'Alema in occasione della fondazione del Pd stesso. Quanto sta accadendo in occasione delle prossime elezioni regionali ne è la dimostrazione con liste pieze zeppe di fascisti dichiarati, migranti da Forza Italia, corrotti, indagati, condannati e chi più ne ha più ne metta. Ma l'obiettivo di Renzi è un solo, vincere, non importa se per vincere si cambiani progetti, principi, ideali e si adottano politiche ormai palesemente di destra. In realtà Renzi, ma non solo lui, non si rendono conto che il partito della nazione già esiste e ingrossa le sue filo giorno dopo giorno soprattutto in periodi di campagna elettorale. E' il partito dell'ASTENSIONISMO. Un primo assaggio per quanto riguarda questa tornata elettorale se n'è avuto in occasioni delle elezioni a Bolzano, Trento e altri piccoli comuni. Il partito dell'Astensione ha incrementato il suo bottino di circa l'8% arrivando a superare quella soglia fatidica del 40% che se trasposta in ambito di elezioni politiche nazionali equivarrebbe ad un premio di maggioranza senza nemmeno il ballottaggio. La politica ormai non si rende conto che i tempi sono cambiati, che il cittadino non è più un povero pirla al quale in campagna elettorale e non solo si può dire tutto ed il contrario di tutto, ma loro i politici pensano di trovarsi ancora inella prima repubblica ed il risultato è l'aumento sconsiderato dell'astensione. In questi giorni ne abbiamo molti esempi pratici. Ieri l'Istat certifica che dopo 13 trimestri negativi il PIL nel trimestre gennaio-marzo 2015 è diventato positivo +0,3%. Per carità una percentuale irrisoria se confrontata con la crescita degli altri paesi europei, ma pur sempre un dato positivo dopo un'infinita trafila di dati negativi. Apriti cielo. Il Pd naturalmente esulta proclamando che siamo fuori dalla crisi grazie ai provvedimenti del governo Renzi. Già ma quali ? E fuori dalla crisi dopo 13 trimestri negativi ? Forse è un poò prematuro. E poi non è che la crisi stia passando un po' per una fine naturale ma un altro bel pò per i provvedimenti della BCE, per il calo del petroli e per la rivalutazione dell'esuro sopra il dollaro (anche se in questo caso l'Istat dice che il + è dovuto soprattutto ai consumi interni). Insomma dare il merito a Renzi ed addirittura ritrovarsi all'improvviso fuori dalla crisi mi sembra troppo. Allo stesso tempo l'opposizione tutta che fino ad ora aveva usato i dati negativi dell'Istat come la dimostrazione dell'inefficacia dell'azione di governo, improvvisamente cambia parere sull'Istituto di Statistica affermando che sono dati usciti per "agevolare" il voto in favore del Pd, insomma l'Istat diventa improvvidsamente completamente inaffidabile. Naturalmente queste posizioni "oggettive" sarebbero risultate completamente scambiate se i ruoli fossero invertiti. E che dire della tragicomica vicenda dell'adeguamento delle pensioni bloccato dalla legge Fornero ? Opposizione: bisogna pagare tutto e subito. Governo: vedremo come, quando e soprattutto a chi. Altra vicenda che viene trasformata in una comica (peccato che ci siano in mezzo soldi anche di persone che grazie a quei tagli hanno seri problemi economici) ma soprattutto che mette in evidenza l'incompetenza costituzionale di chi ci governa. E non solo da parte di chi ha predisposto quel provvedimento, ma anche di chi lo ha votato in parlamento, perché non dimetichiamolo: il governo emana provvedimenti, come la riforma delle pensioni del governo Monti, ma poi il parlamento deve approvare. Ora però siamo in campagna elettorale e quindi più che mai tutto quello che viene detto è per pura propaganda fine a se stessa.

Nessun commento: