mercoledì 6 maggio 2015

Alla fine una promessa l'ha mantenuta


C'è voluto più di un anno e mezzo ma alla fine qualcuno nel Partito Democratico sta iniziando a capire che Renzi è uno che mantiene le promesse. Durante la campagna per le primarie lo aveva dichiarato che per vincere il Pd avrebbe dovuto andare a cercare i voti a destra. Per dare seguito a questa sua teoria riuscì anche a far cambiare le regole per il voto nelle primarie consentendo a chiunque di andare a votare. Come se per eleggere l'amministratore delegato di una società si decidesse di far votare chiunque e non solo il consiglio di amministrazione o gli azionisti della società stessa. E così il primo passo di questa "ricerca" di voti a destra si concretizzò nella elezione di Matteo Renzi a segretario del Partito Democratico. Arrivato alla testa del partito c'era necessità di iniziare il traghettamento verso il centro destra ed allora dopo aver occupato tutte le proltrone della segreteria e della direzione ha sfiduciato il governo Letta e si è fatto insediare al suo posto contanto su una maggioranza incostituzionale. Non c'è che dire un ottimo stratega ma che ha avuto campo facile grazia ad una manica di pappe molli che non hanno saputo "intuire" che quell'uomo pieno di sé e con un'ambizione smisurata avrebbe trasformato del tutto un partito nato già fragile senza solide fondamenta. Matteo Renzi ha cambiato molte strade ed ha rinnegato molte sue dichiarazioni fatte prima di prendere il potere (mai al governo senza elezioni, mai più un parlamento di nominati, l'articolo 18 non è una priorità della riforma del lavoro, etc. etc.) ma alla fine la più pesante e la meno criticata delle sue dichiarazioni e delle sue strategie, l'ha perseguita fino in fondo: andare a prendere i voti a destra e quindi spostare l'asse di un partito che era partito (molto ma molto tempo fa) da sinistra. Tutte le riforme messe in  atto in questi mesi ne sono la chiara dimostrazione. Un manipolo di dissidenti e di "finti" oppositori ha reagito a questa strategia in maniera flebile con dichiarazioni di fuoco e rimandando sempre un reale voto di dissenso, fino ad arrivare all'ultimo episodio della legge elettorale. Il presidente del consiglio ha superato a destra perfino il Berlusconi dei tempi d'oro andando a chiedere una fiducia scandalosa sua una legge materia del parlamento e non del governo, nella quale perfino la costituzione è contro un iter straordinario. Ma anche questa volta i dissidenti si sono sciolti come neve al sole ed i più arditi sono usciti dall'aula per non votare, mentre il resto di una truppa allo sbando ha avuto sì l'ardire di non votare la sfiducia ma senza dare seguito coerentemente a questo voto contrario. Oggi solo il Don Chisciotte della sinistra del Partito Democratico, Pippo Civati, ha deciso finalmente di usscire da quel baraccone e di passare all'opposizione: il partito che si è presentato alle elezioni del 2013 con Bersani e che ora governa con quei voti non esiste più ed il programma sul quale ottenne quella risicata vittoria completamente disatteso e stravolto. Ma questa sono le storture del nostro sistema parlamentare: chi governa può anche essere una coalizione che ottiene la maggioranza in parlamento tradendo o disattendendo il programma con il quale si è presentato alle elezioni, anzi addirittura realizzando un programma esattamente opposto a quello della campagna elettorale. Una stortura che la nuova legge elettorale non solo non evita ma anzi addirittura accentua assegnando il potere per 5 anni ad un solo partito che potrà fare il bello ed il cattivo tempo. E per chi ancora avesse dei dubbi sulla nuova natura di questo partito sarebbe interessante andare a sfogliare le liste elettorale del Partito Democratico alle regionali di maggio dove nella migliore delle ipotesi ci sono diversi candidati provenienti dall'area del centro destra, da Forza Italia per non parlare di personaggi indagati o addirittura condannati in primo grado candidati alla poltrona di presidente di regione che non potrebbero occupare. Insomma l'opera di trasformazione e di traghettamento verso il partito della nazione inizia dalla regionali di maggio che lo sappia chi andrà a votare il Partito Democratico pensando di andare a votare un partito di centro sinistra.

Nessun commento: