mercoledì 29 aprile 2015

Renzi-Berlusconi: due facce della stessa medaglia


Dopo la fiducia posta oggi su una legge ordinaria come quella elettorale, esplicitamente non ammesso dalla Costituzione Italiana all'art. 72, anche i più scettici dovrebbero arrendersi e non ostinarsi ancora a sostenere che Renzi non è Berlusconi. Certamente i due hanno qualche diversità più di facciata che di sostanza, ma la loro azione è esattamente sovrapponibile anche se mossa da obiettivi diversi. Berlusconi si muoveva, quando era a capo di un governo, con l'intento di tenersi lontano il più possibile dalla giustizia e dai processi che lo attendevano oltre che di favorire le proprie aziende una volta caduto il partito socialista sul quale ha sempre potuto contare per fondare il suo impero. Renzi si muove esclusivamente per soddisfare la propria fame di notorietà e per alimentare la propria autostima oltre che dare sfogo alla incommensurabile ambizione. Quindi gli obiettivi dei due sono diversi ma i mezzi che utilizzano sono esattamente gli stessi: la politica, il proprio partito, le istituzioni grazie al ruolo che ricoprono. In questo gioco alla fine però Renzi sta agendo in maniera peggiorativa rispetto al suo padre putativo di Arcore. Lui, il padre, non ha mai avuto difficoltà a tenere insieme il partito del quale era il padre-padrone, il figlio invece, traghettando il partito democratico verso il centro destra, ha qualche difficoltà a tenere insieme quei pezzi del partito che n qualche modo affondano le loro radici nella storia e negli ideali della sinistra. Ecco allora che il giovanotto di Firenze per arrivare alla resa dei conti interna e dare soddisfazione alla propria ambizione che cosa ha pensato ? Di mettere in mezzo il parlamento e di calpestare la costituzione che dovrebbe invece rispettare, servire e alla quale ha giurato fedeltà. La questione della fiducia posta oggi sulla legge elettorale non ha altra spiegazione se non quella di arrivare ad uno scontro definitivo all'interno del Partito Democratico. Le prime votazioni sull'Italicum relative alle pregiudiziali hanno messo in evidenza una maggioranza solida a dispetto dei voti contrari dell'ala critica del Pd e quindi il cammino sembrava spianato. Ma un cammino senza incidenti non serviva a Renzi per mettere finalmente all'angolo l'opposizione interna e si rischiava di arrivare alla approvazione della legge elettorale senza scossoni rilevanti e nonostante il voto contrario di alcuni deputati democratici. Ecco allora il colpo di genio e spregiudicato del presidente del consiglio: chiedere la fiducia sulla legge elettorale e quindi lanciare il guanto dell'ultima sfida con i suoi oppositori interni. Insomma per arrivare alla resa dei conti Matteo Renzi non si è fatto scrupoli a stracciare la costituzione ed usare il parlamento a proprio uso e consumo. Esattamente come faceva il suo predecessrore, l'ex cavaliere di Arcore. Qualcuno ricorda che solo in due occasioni si è arrivati a tanto ed una delle due volte fu l'anticamera all'avvento del fascismo, che Renzi sia allergico alla democrazia e predilega, come il padre putativo, l'uomo solo al comando è palese, ma qui c'è anche di peggio: l'uso per fini puramente personali del parlamento e del paese.

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