venerdì 24 aprile 2015

Alla fine qualcosa di buono farà ... rottamare il Partito Democratico


Alla base dell'azione politica del segretario del Partito Democratico nonché presidente del consiglio, c'è un progetto ben definito e chiaro: rottamare un partito che tale non è mai stato fin dalla sua nascita. Il progetto Partito Democratico ha mostrato i suoi limiti e il proprio obiettivo, quello dell'affossamento della sinistra con tutta la sua storia, fin dalla nascita: il primo risultato fu di far cadere il governo Prodi. Un governo ed una maggioranza debole che, dopo il secondo governo Berlusconi, aveva l'obbligo di fare alcune cose e per poi tornare alle elezioni: legge elettorale, conflitto di interessi e riforma della giustizia. Prodi scelse prima di far rientrare l'Italia nei parametri europei per quello che riguardava il deficit, parametri sforati a causa della scelleratezza berlusconiana, ma non riuscì ad andare oltre perché fu abbandonato al proprio destino dalla componente Ds e Margherita dell'Ulivo. Le due anime della coalizione, guidate da Veltroni e Rutelli, si misero al lavoro per dare vita al carrozzone Partito Democratico e il governo Prodi non riuscì a sopravvivere a questo progetto scellerato. Si dette vita ad una formazione politica priva di progetti e programmi condivisi, privata di quella storia che ne aveva fatto il più grande Partito Comunista europeo, insomma ad un partito senza anima e senza idee condivise. Con le elezioni del 2008 Veltroni e soci raggiunsero un secondo significativo risultato per la neo formazione politica: perdere le elezioni per riconsegnare il paese a Berlusconi e Bossi ed estromettere dal parlamento la sinistra o quello che ancora restava della sinistra italiana. Buona parte del paese si ritrovò quindi a non essere rappresentata nel parlamento italiana come lo era sempre stata fin dalla nascita della Rpubblica.Intanto il carrozzone iniziava a perdere qualche pezzo causa l'incompatibilità evidente fra quelle anime profondamente diverse che erano state caricate in una specie di arca di Noè.  Questa composizione eterogenea impedì al partito di mettere in campo una reale opposizione al governo di centro destra che stava portando il paese in un baratro sul tipo di quello greco sia dal punto di vista economico ma soprattutto anche sociale e di costume. Passata quella bufera grazie anche al presidente Napolitano che costrinse Berlusconi alle dimissioni, il Partito Democratico ha continuato a rappresentare un soggetto politico senza anima e senza un reale progetto che lo distinguesse dalla destra berlusconiana e leghista. Le strade per uscire da questa empasse potevano essere due: spostarsi a destra ed abbandonare definitvamente la storia e gli ideali della sinistra italiana, ritornare ad essere un partito guida della sinistra italiana. Nessuno però si è preso la responabilità di fare una scelta netta fino a che non è arrivato alla ribalta del partito il sindaco di Firenze Matteo Renzi. Renzi ha iniziato la scalata al partito con le primarie del 2012 non prima però di aver costretto l'allora segreteria a modificare il regolamento delle primarie stesse consentendo a qualsiasi cittadino di partecipare a quelle elezioni per il segretario del partito. Una mossa fuori da ogni logica se non quella di prendere voti anche da frange numericamente consistenti della destra italiana. Sarebbe come se al consiglio di amministrazione di un'azienda fosse consentito di votare a chiunque. Quello fu l'inizio della rottamazione delle primarie che sono state investite da quel momento in poi da polemiche, brogli e compravendita di voti. La conquista delle segreteria del partito era però solo il primo passo di una strategia che avrebbe spostato il Partito Democratico definitivamente a destra per arrivare a mettere in atto quelle politiche non portate a termine dall'ex cavaliere di Arcore. E così Matteo è passato alla seconda parte del piano: pugnalare alla schiena il governo Letta e farlo decadere per andare ad occupare lui la poltrona del presidente del consiglio. Un fatto senza precedenti che un partito di maggioranza sfiduciasse il proprio governo solo per far salire a capo dell'esecutivo un altro componente della maggioranza stessa. Arrivato finalmente a Palazzo Chigi l'opera distruttrice del Pd ha avuto l'impulso necessario per essere portata a termine. Mettere in atto politiche di destra (cancellazione dello statuto dei lavoratori, riforma costituzionae e legge elettorale che consegneranno il governo del paese ad un partito ed un uomo solo come voleva Berlusconi), mettere ai posti di comando personaggi di dubbio valore ma fedeli, imbarcare personaggi con problemi giudiziari, addirittura appoggiare un candidato di Forza Italia in Sicilia, tutte queste azioni hanno causato una diminuzione consistente degli iscritti e l'abbandono di personaggi come Cofferati provenienti dall'area sinistra pura. Senza poi contare gli innumerevoli scandali che coinvolgono uomini del Pd con uomini di Forza Italia. Insomma lo spostamento a destra del partito, ormai incontrovertibile, mette finalmente a nudo le contraddizioni di una formazione politica che doveva essere solo una macchina per raccogliere voti ma non un partito con un reale progetto di società da presentare al paese per cercare di rinnovare e trasformare il paese stesso. Un carrozzone che non può fare bene nè alla democrazia nè all'Italia e che, sotto lo pseudonimo di partito di sinistra, mette in atto politiche di destra ingannando coloro che in buona fede credono ancora in certi valori. Se questa confusione e questa commistione finirà, grazie alle politiche renziane, sarà un bene per tutti sia per chi governerà che per chi farà opposizione ma soprattutto per chi finalmente dovrà scegliere a chi affidare le sorti del paese.  I

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