mercoledì 11 settembre 2013

Il Partito Democratico alla frutta affossato dal condannato


Non mi piace la denigrazione di cui fa ampio uso il comico genovese fondatore del Movimento 5 stelle, ma sinceramente è difficile non dargli torto quando chiama il Partito Democratico il Pdmenoelle. Certo che a conoscere la storia del PD non era difficile prevedere la serie infinita di insuccessi in cui sarebbe incappato finendo per fare da spalla al dichiarato avversario politico (solo nelle intenzioni ma non certo nei fatti) per poi arrivare a governare insieme per poi garantire il salvacondotto al suo leader pregiudicato e condannato. Il Partito Democratico nasce nel 2007 proprio mentre l'alleanza dell'Ulivo aveva vinto a fatica le elezioni portando Prodi al governo in virtù di qualche voto in più al Senato. I DS piuttosto che impegnarsi al massimo per mantenere in vita il governo e cancellare qualche legge ad personam del precedente governo di centro destra, preferi' impegnarsi nel dare vita a questo carrozzone, sul quale fece salire cani e porci, causando di fatto la caduta del traballente governo Prodi. Quindi la sua nascita coincide con il fallimento del governo di centro sinistra dopo solo due anni. Ma questo insuccesso, piuttosto che essere fonte di analisi critica e ripensamenti, spinse il partito alla seconda scellerata sconfitta. Veltroni guidò il Pd alle elezioni del 2008 in perfetta solitaria abbandonando i partiti della sinistra al loro destino. Risultato: pesante sconfitta e cancellazione dal parlamento italiano di pezzi importanti e rappresentativi di un buon 10-15% del paese. Gli anni successivi segnarono una sconfitta dopo l'altra con la perdita di quei pezzi caricati in maniera totalmente contradditoria sul corrazzone: Binetti e Rutelli in primis. Ed arrivò la fatidica estate del 2011 con la crisi economica e con gli innumerevoli scandali che stavano coinvolgendo il condannato e la sua gestione allegra di vita pubblica e privata. In qualsiasi altra democrazia si sarebbe andati alla elezioni e finalmente il Partito Democratico avrebbe vinto e sarebbe andato al governo, ma il suo segretario e candidato premier, il buon padre di famiglia Bersani, se la fece sotto e cosi' si fece convincere ad appoggiare, insieme all'odiato nemico, il governo Monti. Un anno il 2012 che servì a .... creare i presupposti per riperdere le elezioni del 2013. Nel frattempo cresceva fra le fila del Pd il giocanotto rampante Renzi, che perse le primarie per il candidato premier, ma che si impegnava e si impegna tutt'ora come non mai per dividere il partito e contribuire dall'interno alla sua disgregazione. E così dopo l'appoggio ad un governo di tecnici insieme al nemico, siamo arrivati a governare insieme al nemico stesso, tradendo circa 8 milioni di elettori. Ed arriviamo ai giorni attuali. Dopo la condanna definitva del pregiudicato il PD si è sperticato durante questo ultimo mese a dichiarazioni: "La legge è uguale per tutto" "La legge Severino va applicata" "Voteremo per la decadenza" ma come sempre dalle parole ai fatti c'e' un abisso. Domani ci sarà la terza riunione della giunta delle elezioni e di voto non se ne parla ed il Pd "finge" di osteggiare questo atteggiamento per arrivare ad un obiettivo: portare alla lunga i lavori per arrivare alla sentenza del tribunale di Milano che stabilirà l'interdizione dai pubblici uffici del condannato. Indipedentemente dai lavori e dal voto della giunta delle elezioni e del successivo voto in Senato, il pregiudicato dovrà lasciare il Senato e probabilmente non si potrà presentare alle prossime elezioni ma nessuno potrà dire che il Partito Democratico sia il responsabile di questa interdizione. Ed il Pd cerca di andare il più tardi possibile alle prossime elezioni perchè o subirà un'ulteriore pesante sconfitta e si metterà nelle mani di Matteo Renzi, quello che se la intende apertamente con il condannato e quello che utilizza le ricchezze artistiche della propria città per fare affari ..... come dire dalla padella nella brace con il marchio del progressista di sinistra.

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