domenica 15 settembre 2013

Cari partiti i vostri problemi non sono i nostri


Se si analizzano i titoli e gli articoli dei giornali di questi ultimi mesi, o si ascolta un qualsiasi telegiornale di questi giorni, si scopre che gli argomenti ed i problemi di cui si discute all'interno dei partiti non sono certo relativi ai problemi del paese reale. Si dice che questo atteggiamento sia il frutto di una legge elettorale che toglie all'elettore l'unico strumento che il cittadino ha di incidere sulla vita democratica del paese: eleggere chi lo rappresenterà in parlamento. Probabile che sia cosi' ma è altrettanto vero che una formazione politica seria dovrebbe sempre occuparsi di chi rappresenta in maniera diretta o indiretta, soprattutto in un momento di grande crisi come questo. Il Partito delle Libertà è da tempo immemorabile che ha come suo unico problema il proprio leader ed i suoi guai giudiziari. Un problema che si è acuito in questi mesi dopo che, finalmente, almeno un suo processo è arrivato a sentenza definitiva, senza incappare in prescrizioni, depenalizzazioni e via dicendo, e per di più con condanna definitiva. Quella condanna che gli dovrebbe costare la carica da senatore e la presenza futura in parlamento, grazie anche ad una legge votata dallo stesso suo partito. Dovrebbe perchè ora tutte le energie del partito sono incanalate non sui problemi della crisi economica, non sul lavoro, non sulle tasse (l'Imu è stata solo una boutade elettorale, non è stata cancellata ma solo cambiata di denominazione) ma esclusivamente su come sottrarre il condannato dalla mannaia della esclusione dalla vita politica. Il Partito Democratico fin dalla sua nascita è invischiato da sempre in lotte intestine senza fine la cui origine è la composizione etereogena del partito stesso che ha messo insieme anime diverse e spesso contrapposte che non riescono a trovare una linea comune in niente. Unico momento di compattezza sono le primarie, anche se a volte anche in queste tornate elettorali interne, il Pd è stato sconfitto da se stesso, inventate sia per giustificare il proprio nome ma sia finalmente per avere delle elezioni nelle quali qualcuno del Pd o della coalizione alla fine vinca. Tutto bene fino a che all'interno del Pd non è salito agli onori della cronaca un giovanotto rampante, infiltrato del condannato, che ha portato lo scompiglio nella fragile organizzazione e struttura del Partito Democratico. Ed ecco che ora in piena crisi economica del paese il partito è impegnato nell'organizzare un congresso dopo le figuracce post elettorali di febbraio, e deve affrontare una specie di guerra civile interna condotta appunto dal sindaco di firenze. Proprio nel momento in cui il Pd guida il governo, sia pure con il presunto acerrimo nemico, Letta e i suoi ministri prima che del can che abbaia, leggi Pdl, devono vedersela proprio con Matteo Renzi che un giorno si e l'altro pure spara a zero sul governo. Ed arriviamo al nuovo che avanza, il Movimento 5 stelle, quella formazione politica che avrebbe dovuto dare vita ad una specie di rivoluzione ma che già dopo poche settimane dall'inizio della legislatura si è trovato ad affrontare problemi interni che ne hanno  portato alla luce l'enorme fragilità. Anche questo Movimento infatti fa parte della categoria delle formazioni politiche ad personam, gestite da un padre-padrone che in questo caso ricopre anche le veci del dittatore, che tarpa le ali ai suoi parlamentari ed in particolar modo a quelli che si mostrano critici verso le idee del capo. Alcuni di questi giovanotti entrati freschi freschi in parlamento pensavano di poter incidere all'abbattimento del condannato dando vita all'unico governo che il paese aveva indicato: Pd-M5S. Ma i giovanotti non avevano fatto i conti col dittatore che ha pronunciato il suo No sbattendo fuori questi presunti traditori. E su questa falsariga il movimento è andato avanti mettendo in scena proteste di effetto ma inutili per il paese, i problemi dei cittadini ed i propri elettori. 
Questa è la sostanza mentre governo ed i ben informati ci dicono che la crisi sta finendo ma che la sua fine non significherà per esempio il ritorno del lavoro, che le aziende superstiti sono in leggera ripresa grazie alle esportazioni mentre nel paese i consumi si stanno contraedno ulteriormente, che agli incidenti sul lavoro che provocano vittime innocenti si aggiungo le vittime che non perdono la vita ma che perdono speranze e sogni. Ma di tutto questo si sente parlare nei dibattiti politici ? Assolutamente no .... la politica ed i partiti italiani soffrono di autoreferenzialità.

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