giovedì 26 luglio 2012

Stipendi parlamentari: referendum e petizioni per la fiera dell'inutilità


Il cittadino italiano si lamenta spesso per l'incompetenza dei propri parlamentari, per la loro inadeguatezza e distanza dalla realtà, ma il sospetto è che il paese abbia la classe politica che si merita perchè anche quando le iniziative partono dal basso spesso patiscono di inadeguatezza, pressapochismo ed assumono il sapore di una vera e propria presa in giro per il cittadino. Soprattutto poi quando di questi tempi si vanno a toccare argomenti come i privilegi dei politici o i loro stipendi. In questo momento in merito agli stipendi dei parlamentari girano tre iniziative: due referendum ed una petizione popolare on line. Quest'ultima è sicuramente la più inutile ed allo stesso tempo quella che riceve maggior credito in rete. Su facebook ormai tutti con orgoglio pubblicano che hanno ottemperato al proprio dovere di cittadini che intendono cambiare le cose e che quindi hanno firmato la famigerata petizione per la riduzione degli stipendi ai parlamentari. L'istituto della petizione popolare è previsto dall'art. 50 della costituzione che recita "Tutti i cittadini possono rivolgere petizione alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessita'" Fin qui niente da eccepire, peccato pero' che la legislazione italiana non contempli nessuna legge che regolamenti la petizione (come invece esistono per la legge di iniziativa popolare e per il referendum popolare gli altri due istituti di democrazia partecipata). Quindi per la petizione non ci sono norme per la raccolta delle firme, per quante firme siano necessarie, per le modalita' attraverso le quali indirre una petizione popolare, insomma in breve manca una legge che ne stabilisca vincoli e modalita' di utilizzo. Su questa assenza normativa e' stato messo in piedi un sito attraverso il quale chiunque per decidere di organizzare una petizione e pre raccogliere adesioni, adesioni pero' che non hanno nessun valore (nella scheda di raccolta dati fra l'altro non si fanno indicare nemmeno gli estremi di un documento di riconoscimento). Quindi iniziativa lodevole ma perfettamente inutile. Ed ora veniamo al caos referendum. I referendum sono due entrambi con lo stesso nome "Tagli stipendi parlamentari". Gia' il fatto che siano due fanno venire forti dubbi sulla loro efficacia. Il referendum promosso dall'Unione Popolare chiede esclusivamente l'abolizione della diaria di soggiorno, una specie di goccia nell'oceano dell'importo di circa 3.000 euro. Il secondo referendum e' piu' articolato e complesso, e' indetto da il Comitato del Sole e proprio per la sua estrema complessita' quasi del tutto inattuabile. Ma su entrambi pesa una spada di Damocle non indifferente e cioe' l'art. 31 della legge 25 maggio 1970 n. 352 che regolamenta il referendum e che recita "Non puo' essere depositata richiesta di referendum nell'anno anteriore alla scadenza di una delle due camere e nei sei mesi successivi alla data di convocazione dei comizi elettorali per l'elezione di una delle Camere medesime" Di fatto quindi in questo 2012 non si possono depositare richieste di referendum e tutto lo sforzo che si sta facendo per la raccolta delle firme sara' inutile. Naturalmente i comitati promotori danno una loro interpretazione a quella norma, ma rimane il fatto l'annullamento sara' quasi automatico e comunque perche' correre questo rischio quando si conoscono le difficolta' della buona riuscita di un referendum ? Quale malizioso sospetta che ci sia lo zampino di qualche parlamentare. E' chiaro che un referendum del genere non solo otterrebbe un vasto consenso, ma avrebbe quasi la certezza del successo, ed allora perche' non organizzarlo quando e' quasi certo il suo annullamento per disinnamorare il cittadino ad un'eventuale seconda chiamata ? Il caos e' totale e l'unico modo per attaccare veramente la casta rimane il voto al quale il paese sara' chiamato nella prossima primavera: non votare nessuno degli attuali parlamentari sara' una strada da seguire.

2 commenti:

Donato ha detto...

Passare alla VIOLENZA contro i nostri PARLAMENTARI sarebbe la soluzione ideale per dare esempio ai prossimi che dovranno rappresentare il Paese con dignita ed onestà!

antipolitico ha detto...

la violenza non paga mai ... c'e' un altro sistema molto piu' semplice non votarli quando si va alle elezioni .. se sono dove sono e fanno quello che fann o e' anche e soprattutto responsabilita' di chi li ha votati da venti anni a questa parte