martedì 24 luglio 2012

Il capitalismo è finito ma senza una rivoluzione non si arrenderà


L'attacco all'Europa è totale sia dall'esterno, da parte degli Usa con le proprie teste di ariete costituite dalle agenzie di rating, sia dall'interno, la Germania che non il proprio strapotere e forte del famoso spread tenta di affossare i paesi piu' deboli. Non ci sono provvedimenti che tengano, tasse, tagli alle spese, riforme scellerate, sono solo palliativi. Il sistema Occidentale ed il capitalismo sono essi stessi il male, il cancro che andrebbe debellato per risolvere una crisi che è sistemica, endemica e dalla quale non si esce se non con una vera e propria rivoluzione. Ormai è chiaro a tutti anche ai bambini delle elementari, non c'è Monti che tenga, non c'è politica che tenga (sinistra o destra non cambia niente) contro un sistema che ha come obiettivo il profitto, lo sfruttamento del più debole fino alla distruzione dgli strati sociali medio bassi. In questa lotta senza quartiere i paesi più deboli che non hanno risorse proprie come appunto Grecia, Spagna ed Italia sono nel mirino da una parte dell'offensiva statunitense che mira a indebolire l'euro divenuto in poco tempo più forte del dollaro, e dall'altra dell'offensiva tedesca che mal sopporta la presenza di entità deboli in una moneta comune. Ma la sostanza rimane che è il sistema capitalistico che sta fallendo in quanto tende a considerare i servizi essenziali che ogni paese democratico dovrebbe garantire ai propri cittadini come un'entità di spesa e non come appunto un servizio indispensabile. Il capitalismo intende fare affari anche nella sanità, nell'istruzione, nel sociale ed ovunque circoli denaro per qualsiasi scopo. Quando un paese inizia a considerare le spese per la salute e per l'istruzione capitoli di uscita piuttosto che spese essenziali o di investimento come nel caso dell'istruzione, significa che sta tradendo la propria vocazione di democrazia. Soprattutto tutte le misure che si prendono e si stanno prendendo per ridurre le spese hanno un solo effetto: l'indebolimento di coloro che rappresentano le classi più deboli del paese. Si tolgono risorse a chi sta già allo stremo sia per la pressione fiscale che per la mancanza di lavoro ed in questo modo si toglie anche ogni altra possibilità di risollevarsi dalla crisi. E non c'e' governo che tenga. In grecia ed in spagna si è andati alle elezioni cambiando i governi, in Italia si è consegnato il governo del paese ad una manipolo di professori mentre la politica gioca a fare le riforme, ma il risultato è sempre il medesimo: la crisi avanza e miete le solite vittime. Certo che dei tre paesi messi peggio, l'Italia è sicuramente il più ridicolo e quello più allo sbando almeno dal punto di vista politico. Mentre i provvedimenti del governo tecnico non ottengono risultati, i politici in parlamento pensano al semipresidenzialismo, ad una riforma elettorale che nessuno vuole, alle unioni di fatto, insomma a tutto fuorchè come trovare veramente la soluzione d questo momento difficile. E fuori dal parlamento non si vede niente di nuovo, niente che possa far intravedere una luce fuori da un tunnel spaventoso, niente al di fuori di un saltimbanco che pensa con le sue battute di vincere contro la finanza, le banche, l'europa e gli stati uniti. Spettacolo deprimente dal quale si esce solo attraverso una strada ..... quella di una rivoluzione che non tarderà ad arrivare se come sembra a dicembre ci sarà un'altra manovra con la sospensione delle tredicesime.

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