martedì 17 luglio 2012

Raschiamo il fondo ... delle feste


Venire a conoscenza del fantastico piano che il governo dei super tecnici sta mettendo a punto per aumentare il PIL è veramente confortante e porta una ventata di speranza nel nostro paese. Dopo la spending review che ha nel taglio di 3 euro del buono pasto per gli statali la sua colonna portante, arriva la proposta, mutuata dal governo Berlusconi per la verità, di accorpare qualche festa per aumentare le giornate lavorative di uno o due giorni. Cose grosse ragazzi, non siamo mica qui a pettinare i peli dei testicoli agli elefanti, qui siamo a varare grosse riforme per rilanciare l'economia. Certo sorge un dubbio al quale sicuramente riceveremo adeguate risposte nei prossimi giorni: ma se la disoccupazione viaggia a livelli record a che serve lavorare un giorno o due in più se ormai la popolazione lavorativa è in netta minoranza rispetto alla popolazione totale ? E soprattutto queste due giornate di maggiore produzione a che serviranno se i consumi sono drasticamente in calo compresi quelli del settore alimentare tradizionalmente intoccabile nel nostro paese ? Ed ancora quali feste pensa di accorpare il governo ? l'8 dicembre ? il 25 ed il 26 dicembre in un'unica giornata ? Insomma le feste religiose o le feste della nostra repubblica, quelle che sanciscono la storia d'Italia come il 25 aprile, il 1 maggio od il 4 novembre ? Altro dubbio amletico ma qualcisa ci dice che le feste religiose non si toccano. E che cosa dire ancora di un paese a vocazione turistica che riduce le proprie festività per aumentare i giorni lavorativi, porterà davvero ad un aumento del PIL o piuttosto ad una diminuzione ? Gli italiani oltre alle spese alimentari stanno riducendo anche le spese per vacanze e viaggi, togliere uno o due giorni di festa potrebbe essere un'ulteriore mazzata per un settore tradizionalmente in crisi anche per altro motivi (mancanza di servizi e prezzi esorbitanti). Viene da pensare che tra agenzie di rating (Mody's e company) Fondo Monetario Internazione e governo italiano sia una gara dura stablire quale sia dei tre quello più deleterio e che provoca maggiori danni al nostro paese a favore della speculazione. Il problema non è tanto lavorare di più ma soprattutto mettere in condizione il cittadino di riconquistare il proprio potere d'acquisto ormai dilaniato dalle tasse, dagli stipendi bloccati, dall'inflazione, non saranno certo due giornate in  più di lavoro o tre euro rosicati ai buoni pasto a risolvere il problema. La forbice fra ricchi e poveri è notevolmente aumentata ed è qui che bisognerebbe lavorare, erodendo i grandi redditi (Hollande in Francia ha proposto tasse al 75% per redditi superiori al milione di euro), diminuendo la pressione fiscali sui redditi medio bassi iniziando dall'Imu sulla prima casa (un balzello veramente ingiusto ed iniquo), e tagliando veramente sulla spesa pubblica ma certamente non iniziando dai servizi al cittadino come la sanità e l'istruzione che sono servizi essenziali e fondamentali per una società civile e democratica.
  

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