
martedì 17 maggio 2011
Miracolo .... si risveglia dal coma profondo ...

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lunedì 16 maggio 2011
Vince la filosofia spicciola ...

Come al solito discorsi, commenti, analisi, riflessioni si sprecano come dopo ogni tornata elettorale. Ma oggi tutti i dibattiti e le trasmissioni televisive hanno perso di significato dopo le dichiarazioni di Bersani, segretario del Partito Democratico, intorno alle 18: "Vinciamo noi, perdono loro". Filosofia spicciola, sintetica ma quanto meno efficace e veriteria. Tutti gli altri ragionamenti sono soltanto fumo e accademica. Berlusconi aveva impostato in maniera anomala queste votazioni amministrative come se fossero una tornata politica o peggio ancora come se si trattasse di un vero e proprio referendum sulla sua persona. Ora con i risultati non ancora definitivi il Pdl è sotto soprattutto nel capoluogo lombardo dove Berlusconi si era giocato tutto, ma non riesce a vincere al primo turno nemmeno a Napoli mentre perde al primo turno a Torino e forse anche a Bologna. La strategia terrorista messa in atto dal presidente del consiglio non ha pagato e la sua città lo ha preso a pesci in faccia. Certo la partita non è ancora chiusa, anzi è tutt'ora aperta ed è proprio per questo che tutte le analisi che si stanno facendo in queste ore sono prive di senso. Ha molto più valore la filosofia spicciola di Bersani che sottolinea la vittoria del centro sinistra in questo primo turno, ma per le analisi serie, approfondite che spacchettano il risultato di queste ore è meglio aspettare i risultati dopo i ballottaggi. Mentre Pdl e Lega si leccano le ferite e, fortunatamente, riprendono la battaglia con attacchi frontali per bocca della Santache' (Milano non può essere lasciata in mano ad un brigatista che liberalizzerà la droga), il centro sinistra deve stare fermo e buono non accettare lo scontro su questo piano terroristico e cercare di raccogliere i voti di Grillo che potrebbero essere fondamentali per la vittoria finale. Di certo in questi giorni l'Indagato del Consiglio come una belva ferita tirerà fuori il peggio di se e c'è da augurarselo considerato i risultati del primo turno.
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domenica 15 maggio 2011
Se per caso non hai ancora votato ... corri al seggio ma non votare l'Indagato

La dialettica politica dovrebbe essere sempre basata sul confronto delle idee e dei principi nel pieno rispetto della diversità di pensiero. Ma queste idee e questi principi ci dovrebbero essere e soprattutto quando si tratta di elezioni amministrative come quelle in atto oggi e domani, idee e principi dovrebbero concretizzarsi in programmi che affrontino i problemi concreti che riguardano la gestione di un comune, di una provincia o di una regione. In questa tornata elettorale invece si è parlato di tutto fuorchè dei problemi di citta come Milano, Torino, Bologna, Napoli ma allo stesso tempo non si è parlato nemmeno di politica. L'Indagato del Consiglio è entrato prepontemente in scena in una campagna elettorale che non lo riguardava in prima persona, buttandola poi sul piano dell'offesa dell'avversario politico senza mai scendere in dettagli ne' sulle questioni locali delle città interessate alle elezioni nè tantomeno sulle questioni politiche nazionali. Ed allora come contrastare una campagna elettorale cosi' violenta ? Si potrebbe scendere sullo stesso piano dell'Indagato, come ha fatto il Pd, ma non avendo le stesse capacità di comunicazione violenta la partita è persa in partenza. Si può solo mettere in evidenza tutte le contraddizioni del tizio e del suo partito o meglio della sua congrega perchè considerare il Pdl un partito è un'offesa per tutti gli altri partiti del quadro politico istituzionale.
1. L'Indagato del Consiglio durante i suoi show non ha minimamente parlato dei problemi delle città in cui è stato a fare campagna elettorale. Per esempio a Milano non ha parlato della presenza dell'ndrangheta calabrese nè dei problemi legati alle'Expo, cosi' come a Napoli non ha saputo fare altro che accusare la sinistra per la questione dei rifiuti dimenticando le sue promesse non mantenute come per esempio il problema della camorra, la principale causa della questione rifiuti.
2. A Napoli per raccogliere voti ha semplicemente promesso di sospendere le demolizioni delle case abusive premiando chi si è costruito una casa illegalmente e punendo chi invece la casa sta rischiando di perderla per averla acquistata onestamente e non essere in grado di pagare il mutuo.
3. Ha saputo solo offendere l'avversario politico con totale disprezzo dei candidati avversari dei suoi candidati, come ha fatto con la Iervolino a Napoli
4. Ha spinto anche persone moderate come la Moratti ha dire falsità per denigrare il candidato sindaco del Pd
5. La giustizia è stato il solo argomento di cui ha saputo parlare seguendo il solito copione della magistratura cancro del paese semplicemente perchè la magistratura indaga in merito ai suoi comportamenti al limite della legalità e molto spesso oltre la legalità. Ma la giustizia è un problema che riguarda l'amministrazione di comuni e province ?
Insomma qualunque cittadino che avesse a cuore il bene della propria città non potrebbe votare un candidato sindaco appoggiato dall'Indagato del Consiglio semplicemente perchè lo voterebbe sulla fiducia senza sapere quali siano i suoi programmi per amministrare la città stessa. Non è molto difficile da capire.
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1. L'Indagato del Consiglio durante i suoi show non ha minimamente parlato dei problemi delle città in cui è stato a fare campagna elettorale. Per esempio a Milano non ha parlato della presenza dell'ndrangheta calabrese nè dei problemi legati alle'Expo, cosi' come a Napoli non ha saputo fare altro che accusare la sinistra per la questione dei rifiuti dimenticando le sue promesse non mantenute come per esempio il problema della camorra, la principale causa della questione rifiuti.
2. A Napoli per raccogliere voti ha semplicemente promesso di sospendere le demolizioni delle case abusive premiando chi si è costruito una casa illegalmente e punendo chi invece la casa sta rischiando di perderla per averla acquistata onestamente e non essere in grado di pagare il mutuo.
3. Ha saputo solo offendere l'avversario politico con totale disprezzo dei candidati avversari dei suoi candidati, come ha fatto con la Iervolino a Napoli
4. Ha spinto anche persone moderate come la Moratti ha dire falsità per denigrare il candidato sindaco del Pd
5. La giustizia è stato il solo argomento di cui ha saputo parlare seguendo il solito copione della magistratura cancro del paese semplicemente perchè la magistratura indaga in merito ai suoi comportamenti al limite della legalità e molto spesso oltre la legalità. Ma la giustizia è un problema che riguarda l'amministrazione di comuni e province ?
Insomma qualunque cittadino che avesse a cuore il bene della propria città non potrebbe votare un candidato sindaco appoggiato dall'Indagato del Consiglio semplicemente perchè lo voterebbe sulla fiducia senza sapere quali siano i suoi programmi per amministrare la città stessa. Non è molto difficile da capire.
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venerdì 13 maggio 2011
In cambio di voti si legalizza l'abusivismo ... alla faccia degli onesti

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lunedì 9 maggio 2011
Un cancro che ormai minaccia il paese

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sabato 7 maggio 2011
Duello continuo fra le istituzioni ... ma vince l'Indagato del Consiglio

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venerdì 6 maggio 2011
Referendum .... facciamo informazione

A questo scopo sono state scritte le righe che seguono.
Il 12 e il 13 giugno gli elettori sono chiamati ad esprimersi sui seguenti quattro quesiti referendari:
1) Abrogazione di norma sulle Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di
rilevanza economica.
2) Abrogazione parziale di norma sulla determinazione della tariffa del servizio idrico integrato
in base all’adeguata remunerazione del capitale investito.
3) Abrogazione parziale di norme sulle Nuove centrali per la produzione di energia nucleare.
4) Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento
del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale
risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.
1) Con il quesito n. 1 si chiede la cancellazione (abrogazione) dell’articolo 23-bis della legge 133 del 2008, come modificato in particolare dalla legge 166/2009, nota come “decreto Ronchi”, sulla modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Il quesito riguarda i servizi pubblici locali di rilevanza economica (acqua, rifiuti, trasporti locali), ad eccezione dei settori esclusi (distribuzione di gas naturale ed energia elettrica; gestione delle farmacie comunali; trasporto ferroviario regionale). Tra i servizi pubblici locali di rilevanza economica c’è dunque il servizio idrico integrato oggetto della campagna referendaria. Esso è costituito dall’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua per usi civili, di fognatura e depurazione delle acque reflue.
Per capire meglio la portata del quesito referendario n. 1 occorre ricordare che il servizio idrico
locale è stato di recente interessato da due riforme.
I) La prima riforma, introdotta dalla legge n. 166/2009 (di conversione del D.L. n. 135/2009, cosiddetto “Decreto Ronchi”), ha riguardato le modalità di conferimento della gestione dei servizi
a) in favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica (ovvero tramite gara);
b) in favore di società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del
socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica (ovvero tramite gara), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l’attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio privato sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento. Sono affidamenti in deroga, dunque eccezionali e giustificati sulla base di “situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato”e sottoposte ad autorizzazione da parte dell’Autorità garante del mercato;
c) quelli a società a capitale interamente pubblico, partecipata dall’ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione in house. Viene poi previsto anche un regime transitorio per i servizi pubblici locali di rilevanza economica a seconda che si tratti di affidamento in house, di affidamenti a società miste e di affidamenti a società a partecipazione pubblica quotate in borsa.
Per capire meglio la portata del quesito referendario n. 1 occorre ricordare che il servizio idrico
locale è stato di recente interessato da due riforme.
pubblici locali, tra i quali quelli idrici. Non riguarda quindi la privatizzazione delle risorse idriche e
delle infrastrutture idriche che rimangono di proprietà pubblica. La legge 166/2009 ha modificato l’art. 23 bis della legge 133 del 2008. Nella nuova formulazione l’art. 23 bis distingue tra forme di affidamento “in via ordinaria” ed “in deroga”. Le modalità di affidamento in via ordinaria sono: a) in favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica (ovvero tramite gara);
b) in favore di società a partecipazione mista pubblica e privata, a condizione che la selezione del
socio avvenga mediante procedure competitive ad evidenza pubblica (ovvero tramite gara), le quali abbiano ad oggetto, al tempo stesso, la qualità di socio e l’attribuzione di specifici compiti operativi connessi alla gestione del servizio e che al socio privato sia attribuita una partecipazione non inferiore al 40 per cento. Sono affidamenti in deroga, dunque eccezionali e giustificati sulla base di “situazioni eccezionali che, a causa di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non permettono un efficace ed utile ricorso al mercato”e sottoposte ad autorizzazione da parte dell’Autorità garante del mercato;
c) quelli a società a capitale interamente pubblico, partecipata dall’ente locale, che abbia i requisiti richiesti dall’ordinamento comunitario per la gestione in house. Viene poi previsto anche un regime transitorio per i servizi pubblici locali di rilevanza economica a seconda che si tratti di affidamento in house, di affidamenti a società miste e di affidamenti a società a partecipazione pubblica quotate in borsa.
L’art. 23 bis riduce drasticamente, dunque, le ipotesi di affidamento diretto e, in particolare, quelle di gestione in house che sono attualmente quelle prevalenti in Italia, imponendo invece l’affidamento a gara e l’ingresso del socio privato (mediante gara) nelle società pubbliche. Si ricorda, peraltro, che la sentenza n. 325 del 2010 della Corte Costituzionale ha affermato che l’affidamento in house del servizio idrico integrato, come di altri servizi pubblici a rilevanza economica, è invece compatibile con l’ordinamento europeo.
Il fine del quesito n. 1 è di escludere l’applicazione dell’articolo 23-bis (come risultante dalle modifiche della L. 166/2009), che limita, rispetto al diritto comunitario, le ipotesi di affidamento diretto e, in particolare, quelle di gestione in house dei servizi pubblici locali di rilevanzaeconomica (acqua, rifiuti, trasporti locali).
Il fine del quesito n. 1 è di escludere l’applicazione dell’articolo 23-bis (come risultante dalle modifiche della L. 166/2009), che limita, rispetto al diritto comunitario, le ipotesi di affidamento diretto e, in particolare, quelle di gestione in house dei servizi pubblici locali di rilevanzaeconomica (acqua, rifiuti, trasporti locali).
II) La seconda riforma riguardante i servizi idrici è stata introdotta dalla legge n. 42/2010 che ha previsto la soppressione, poi prorogata al dicembre 2011, delle autorità d’ambito (cioè quei soggetti pubblici costituiti tramite convenzioni o consorzi di comuni che hanno il compito di organizzare, affidare e controllare la gestione del servizio) e contemporaneamente l’identificazione di nuovi soggetti cui demandare l’organizzazione e il controllo della gestione del servizio idrico locale. Le Regioni, in assenza di ulteriori indicazioni normative, sono quindi libere di decidere l’assegnazione delle funzioni a Province o comuni oppure a enti posti a livello regionale, o di studiare altre opzioni.
2) Con il quesito n. 2 si chiede la cancellazione (abrogazione) di un’inciso del comma 1 dell’articolo 154 del decreto legge 152 del 2006 che riguarda la determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Il comma citato attualmente in vigore stabilisce che “la tariffa del servizio idrico integrato è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’Autorità d’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”. Tutte le quote citate della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo”. A questo proposito, la Corte Costituzionale ha precisato nella sentenza n. 26 del 26 gennaio 2011 che il servizio idrico integrato è un servizio a rilevanza economica, cioè deve essere svolto con metodo economico, ovvero secondo il principio della copertura dei costi mediante i ricavi. Essenziale, quindi, secondo questa interpretazione è la sola copertura dei costi. Pertanto, secondo la Corte Costituzionale, il carattere remunerativo della tariffa, ovvero la remunerazione del capitale investito, non può essere definito elemento caratterizzante la nozione di «rilevanza» economica del servizio idrico integrato.
In caso di esito positivo del referendum (quesito n. 1), verrebbe cancellato l’articolo 23-bis della legge 133 del 2008, come successivamente modificato, e si applicherebbe immediatamente nell’ordinamento italiano la normativa comunitaria (meno restrittiva rispetto a quella oggetto del
referendum) relativa alle regole concorrenziali minime in tema di gara ad evidenza pubblica per l’affidamento della gestione di servizi pubblici locali di rilevanza economica.2) Con il quesito n. 2 si chiede la cancellazione (abrogazione) di un’inciso del comma 1 dell’articolo 154 del decreto legge 152 del 2006 che riguarda la determinazione delle tariffe del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Il comma citato attualmente in vigore stabilisce che “la tariffa del servizio idrico integrato è determinata tenendo conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell’entità dei costi di gestione delle opere, dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito e dei costi di gestione delle aree di salvaguardia, nonché di una quota parte dei costi di funzionamento dell’Autorità d’ambito, in modo che sia assicurata la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”. Tutte le quote citate della tariffa del servizio idrico integrato hanno natura di corrispettivo”. A questo proposito, la Corte Costituzionale ha precisato nella sentenza n. 26 del 26 gennaio 2011 che il servizio idrico integrato è un servizio a rilevanza economica, cioè deve essere svolto con metodo economico, ovvero secondo il principio della copertura dei costi mediante i ricavi. Essenziale, quindi, secondo questa interpretazione è la sola copertura dei costi. Pertanto, secondo la Corte Costituzionale, il carattere remunerativo della tariffa, ovvero la remunerazione del capitale investito, non può essere definito elemento caratterizzante la nozione di «rilevanza» economica del servizio idrico integrato.
In caso di esito positivo del referendum (quesito n. 2), verrebbe cancellata la parte“dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” dell’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006, così escludendo che la tariffa sia calcolata anche tenendo conto del profitto del gestore. Rimarrebbe fermo solo il principio della copertura dei costi di investimento e di esercizio, rendendo estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua.
3) Con il quesito n. 3 si chiede la cancellazione (abrogazione) delle norme che permettono la realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare. La sorte di questo quesito è per ora sospesa, dal momento che il Senato ha approvato in data 20 aprile 2011 l’inserimento in un decreto-legge, cosiddetto “decreto omnibus”, di un emendamento col quale verrebbero abrogate tutte le norme oggetto del quesito referendario e farebbe quindi venir meno i presupposti del quesito stesso, ma anche su questo per ora non c’è chiarezza (L’emendamento recita: “al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto
dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”). Dopo l’approvazione del Senato, spetta ora alla Camera approvare a sua volta l’emendamento inserito nel decreto, che dovrà poi essere promulgato dal Presidente della Repubblica. Dopo la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, si dovrà esprimere la Corte di Cassazione per esaminare le novità e decidere in merito al quesito referendario sul nucleare. L’ufficio centrale per i referendum presso la Corte di Cassazione potrebbe anche infine investire della questione la Corte Costituzionale. Dunque, per il momento, il quesito referendario sul nucleare resta ancora valido e dipenderà dalla Corte di Cassazione (ed in ultima eventuale istanza dalla Corte Costituzionale) deciderne il destino4) Con il quesito n. 4 si chiede di cancellare (abrogare) la legge n. 51 del 7 aprile 2010 “Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza”. Tale legge, costituita da un solo articolo, prevede per il Presidente del Consiglio dei Ministri e per i Ministri che l’esercizio delle attività previste dalle leggi e dai regolamenti (cioè tutte le attività istituzionali), nonchè di ogni attività comunque coessenziale alle funzioni di Governo, costituisce legittimo impedimento a comparire nelle udienze dei procedimenti penali in cui sono imputati. I giudici in base a questa legge sono obbligati ad accettare la richiesta di legittimo impedimento e rinviare il processo ad altra udienza. L’impedimento si applica anche ai processi penali in corso, in ogni fase, stato o grado. La sorte di questo quesito era rimasta sospesa per la sentenza della Corte Costituzionale n. 23 del 13 gennaio 2011. La Corte Costituzionale pronunciandosi sulla legittimità costituzionale della legge n. 51 del 7 aprile 2010, aveva infatti dichiarato, per violazione degli artt. 3 («tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, ...») e 138 (che prevede una procedura rafforzata per l’approvazione delle revisioni costituzionali) della Costituzione, l’illegittimità dell’art. 1, comma 4, della legge n. 51/2010 relativo all’ipotesi di impedimento continuativo e attestato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, e l’illegittimità dell’art. 1, comma 3, nella parte in cui non prevede che il giudice valuti in concreto l’impedimento addotto. A seguito della sentenza della Corte Costituzionale, l’Ufficio Centrale per il referendum presso la Corte di Cassazione ha stabilito, con ordinanza del l febbraio 2011, che il referendum sul legittimo
impedimento debba esser comunque effettuato e il quesito referendario riformulato tenendo presente quanto deciso dalla Corte Costituzionale, ovvero l’illegittimità costituzionale di alcune norme e l’interpretazione di altre norme della legge 7 aprile 2010, n. 51.In caso di esito positivo del referendum, verrebbero quindi cancellate le norme della Legge n. 51 del 7 aprile 2010 che non sono state ritenute illegittime dalla sentenza n. 23/2011 della Corte Costituzionale.
(a cura di MariachiaraAlberton - Ricercatrice)
(a cura di MariachiaraAlberton - Ricercatrice)
Dal voto di scambio al governo di scambio

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mercoledì 4 maggio 2011
Ed oggi va in onda un'altra farsa organizzata dal fautore del bunga-bunga

"In accordo con le Organizzazioni internazionali ed i paesi alleati, fissare un termine temporale certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi selezionati sul territorio libico" Come dire, noi facciamo la guerra ma dobbiamo stabilire una data certa entro cui la guerra stessa deve finire. Beh solo degli ignoranti come quelli della Lega e del Pdl possono proporre e votare un simile articolo che di fatto non potra' mai essere rispettato, come d'altra parte gia' comunicato dalla Nato. Si e' mai visto iniziare una guerra con indicata a priori la data di fine ? La guerra si inizia per ottenere un obiettivo, o l'obiettivo si ottiene e la guerra termina o non si ottiene ed ad un certo momento ci si dichiara sconfitti e la guerra termina ugualmente. Non esistono altre opzioni.
"Le azioni mirate comunque debbono attuarsi nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione" Altra ipocrisia considerato che il citato articolo recita che l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli, o si intende sostenere che bombardare il territorio di uno Stato sovrano non e' da considerarsi uno strumento di offesa ?
"Le azioni mirate debbono atturarsi in condizioni di assoluta sicurezza per la popolazione civile e per i nostri operatori" Si sono mai visti dei bombardamenti che siano sicuri per le popolazioni civili bombardate ? e si sono mai viste azioni di guerra in cui i militari che agiscono (denominati in maniera ipocrita operatori) non rischiano la vita e purtroppo non la perdono ? Che cosa fara' il governo quando un nostro militare rimarra' ucciso in un'azione di bombardamento ? Raccogliamo baracca e burattini e veniamo via sbattendo i piedi ?
"Non determinare ulteriori aumenti della pressione tributaria finalizzati al finaziamento della missione" Qui l'arte di prendere in giro il paese e' veramente sopraffina. Per mantenere le nostre missioni di guerra e per non stravolgere i conti Tremonti ha tagliato a destra e a manca, cultura e istruzione in testa. Poi per reperire fondi per la cultura si e' "inventata" in maniera poco originale una nuova tassa sulla benzina, e questa non e' una nuova imposta per finanziare le guerre che contro la costituzione andiamo a fare in giro per il mondo ?
Nelle premesse di questa mozione che insulta l'intelligenza del paese c'e' la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha definito non ammissibile il reato di clandestinita' imposto dalle leggi razziali della Lega, una premessa della quale Di Pietro direbbe "Ma che c'azzecca". Nella mozioni poi si richiama il governo a intraprendere iniziative per superare le criticita' introdotte con questa sentenza, beh basterebbe semplicemente abolire quel reato assurdo.
Bene assisteremo oggi ad un'altra farsa che ridicolizza il parlamento, i cittadini e tutto il paese al cospetto della comunita' internazionale, ma d'altra parte se il paese stesso accetta di essere governato da un teorico del Bunga-Bunga che cosa ci si puo' aspettare di meglio ?
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lunedì 2 maggio 2011
Ma è vera vittoria ... ?

La grandezza di una civiltà si valuta anche da come sono trattati i propri nemici. Non mi è mai piaciuta la regola occhio per occhio, dente per dente, soprattutto quando per applicare questa regola si devono sopprimere delle vite umane, qualunque esse siano. Che Bin Laden fosse un essere umano sanguinario ed assassino, un terrorista senza scrupoli, è indubbio ma che per vendicarsi delle suoi attentati e delle innumerevoli vittime che hanno causato, sia stato ucciso insieme ad una moglie e ad un figlio non mi fa gioire come hanno fatto molti americani. Gli Stati Uniti hanno portato a termine la loro vendetta, iniziata da Bush e conclusa di Obama, una vendetta ripagata con gli interessi conasiderato che ad oltre le 3.000 vittime dell'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre, si e' risposto con gli oltre 100.000 morti delle guerre in Afghanistan ed in Iraq. E' impensabile che la nazione più potente del mondo, dotata oltre che di un esercito super equipaggiato anche del sistema di intelligence più efficiente del pianeta, abbia impegato ben 10 anni per arrivare a Bin Laden dopo aver scatenato due inutili guerre. La fine naturale e civile di questa vicenda avrebbe dovuto essere la cattura del terrorista islamico, il suo processo da parte di un tribunale internazionale, la sua condanna. Invece si è scelta la strada più barbara e più incivile che mette sullo stesso piano il terrorismo e chi combatte il terrorismo scegliendo però le stesse sue armi. Per questo non riesco a gioire per l'uccisione di Bin Laden ma piuttosto solo a provare un profondo senso di demoralizzazione e di tristezza per una società che non riesce a liberarsi dell'uso della violenza e della guerra come strumento per combattere il male rendendo difficile e molto arduo distinguere il bene dal male.
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