giovedì 18 agosto 2022

Più che terzo polo è un quarto braccio

 


I due che si sono definiti il terzo polo si stanno lentamente palesandosi per quello che realmente sono: il quarto braccio del centro destra. Mai coalizione politica fu più fine a se stessa che nell'interesse dei cittadini. Calenda aveva necessità di trovare una stampella per evitare di raccogliere le firme e presentarsi alle elezioni, Renzi aveva bisogno di uno sgabello per tentare di superare la soglia di sbarramento e rimanere fuori dal parlamento. Ecco così che lo zoppo è finito per aiutare il cieco ma magari entrambi finiranno nel gorgo dei trombati. Spiace che in mezzo a questi due marpioni sia finito l'ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, ex grillino ma capace sindaco di una città raccolta dalle ceneri di una amministrazione disastrosa e risollevata facendola diventare addirittura capitale della cultura 2020/21.

Ora il terzo polo si manifesta per quello che è grazie alle esternazioni dell'ex bullo di Rignano Matteo Renzi: una semplice propaggine del centro destra che ha l'obiettivo di togliere voti a Pd, M5S e company per agevolare il prossimo governo a trazione fascista di Fratelli d'Italia. Renzi prima lancia l'assist della elezione diretta del Presidente del Consiglio sulla stessa traccia del finto presidenzialismo meloniano, poi si scaglia addirittura contro la candidatura del virologo Crisanti assoldato dal Pd, annunciando che se il Pd vincesse le elezioni a novembre ci troveremo chiusi per un semplice raffreddore. Un gioco sporco quello di fare campagna elettorale prendendo a pretesto la pandemia come d'altra parte sta facendo la Meloni demonizzando l'operato del ministro Speranza. Ma questa è la politica italiana che in campagna elettorale ma non solo utilizza qualsiasi metodo per la propria sporca propaganda solitamente condannando l'operato di chi stava al governo ma senza fare proposte alternative serie, concrete e realizzabili. Matteo Renzi è molto bravo in questo. E' stato il più bravo a prendere in giro milioni di militanti del Pd facendosi eleggere due volte segretario di quel partito, utilizzando il partito per arrivare al governo per poi mettere in campo riforme di destra come il Jobs Act.

L'altro cavallo di battaglia uscito dalle truppe renziane-calendiane è l'elezione diretta del presidente del consiglio, superando a destra in questo caso perfino la fascista Meloni che sta utilizzando il finto presidenzialismo per caldeggiare l'elezione diretta del Capo dello Stato. Due spot elettorali perché entrambi, sia la proposta renziana che quella meloniana, richiederebbero una profonda modifica costituzionale che nessuno dei sue "statisti" ha la capacità di elaborare e proporre.

La sostanza è che Renzi si prepara a entrare nelle truppe del centro destra qualora queste no siano in grado da sole a conquistare la maggioranza ed il governo del paese. Il Matteo di Rignano vorrebbe ripercorrere le orme del Bettino Craxi con una percentuale irrisoria spesso è stato l'ago della bilancia dei governi della prima repubblica. Due masnadieri ma l'intelligenza di Renzi  è lontana anni luce da quella di Bettino.

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