giovedì 2 agosto 2018

La sinistra (parlamentare) che fortifica Salvini

Una buona parte della sinistra (ammesso e non concesso che si possa ancora considerare di sinistra un partito come il Pd dopo i cinque anni di governo della precedente legislatura durante i quali ha strizzato l'occhio a tutti fuorché al suo elettorato storico) ha scelto di combattere "l'esuberanza" sociale di Salvini scendendo sul suo stesso piano. Il ministro dell'interno, agendo ai limiti e spesso anche fuori dalla Costituzione, lancia tweet a mitraglia di stampo campagna elettorale permanente dimenticando il suo ruolo istituzionale di rappresentante del governo. Fa questo giocando sul doppio ruolo di ministro e di segretario del partito della Lega un gioco pericoloso messo in atto prima da Berlusconi ma poi seguito in maniera scellerata da Renzi. Il ruolo di ministro o di presidente del consiglio e comunque di rappresentante del governo è un ruolo che dovrebbe quanto meno svestire il rappresentante stesso da eventuali incarichi di partito. E quando fa dichiarazioni non dovrebbe farle contro una formazione politica deridendola o contrapponendosi come un avversario politico qualunque. Salvini naturalmente non segue questa logica e quotidianamente lancia tweet come se continuasse ad essere semplicemente il segretario della Lega e non il ministro dell'interno. Purtroppo molti da sinistra, quella presente in parlamento (PD ? e Leu), nel tentativo goffo di contrastare l'esuberanza salviniana stanno contrastando il ministro utilizzando la stessa moneta ed uscendone naturalmente perdenti. Anche perché se siamo nella situazione attuale, quella in cui il ministro dell'interno soffia sul fuoco dell'immigrazione (non sa fare altro), una buona responsabilità è a carico di chi ci ha governato negli utlimi anni. Si agisce insomma contro il sintomo ma non contro la malattia. Nessuno si è posto il problema del voto del 4 marzo quando anche le classi medio basse si sono affidate ad un partito come la Lega che propone la flat tax a favore delle classi più agiate. Non è sufficiente ora sbraitare con il Salvini fascista, o contro i voltafaccia dei 5 stelle quasi su tutto il loro programma elettorale, se poi chi si spertica in queste accuse osanna e santifica Marchionne (che riposi in pace) l'esponente più rappresentativo del capitalismo internazionale. Come si può urlare alla Lega di restituire i famosi 49 milioni quando poi si osanna chi ha portato fuori dall'Italia la più grande industria del paese trafugando la paese stesse milioni di euro di tasse ? Oggi sempre la sinistra parlamentare chiama allo scontro sociale contro Salvini, la Lega, il M5S dopo aver negato per anni che questo scontro esistesse nel nostro paese ed essersi schierata dalla parte dei più forti alimentando quello scontro che ha trovato sfogo nel voto a forze reazionarie. Forze che hanno saputo occupare gli spazi tradizionali della sinistra lasciando aperte praterie sulle quali la destra è riuscita a cavalcare e pasturare schiere di disperati. Salvini ha semplicemente spostato lo scontro sulla caccia all'immigrato sapendo benissimo che non potrà cambiare niente o poco allo stato attuale della società capitalista nella quale viviamo. Davvero il Pd e Leu pensano che sia possibile chiamare "alle armi" contro il duo Lega-M5S per tornare ad avere un paese guidato dal Pd quello del Jobs Act (che il M5S comunque non smantella), quello che vuole mettere in campo grandi opere il cui unico risultato è distruggere un paese pieno di bellezze naturali. Chi si può fidare ancora di coloro che non sono nemmeno stati in grado di fare una seria autocritica sulle proprie politiche perdenti (a partire dal referendum del 4 dicembre 2016) giustificate solo con la "incapacità" degli elettori di capire la politica messa in atto. Insomma per battere Salvini e Di Maio (ma il M5S probabilmente imploderà da solo) è necessario prima capire le ragioni della sconfitta, ma l'opposizione attuale non è in grado, almeno fino ad ora, nè di capirla nè di modificare la propria rotta per riaccostarsi al popolo di coloro che sono stati abbandonati. Peccato perché questo momento nel nostro paese potrebbe essere un'occasione di rivalsa se si procedesse ad un'autocritica e ad una unione, reale e non teorica, di tutte le forze che si ispirano agli stessi ideali ed ideologie (si ideologie termine ormai disueto ma senza il quale non si va da nessuna parte come dimostrano i fatti), rispolverando anche la lotta sociale che nel paese è viva più che mai considerato l'aumento costante delle disuguaglianze.

Nessun commento: