giovedì 9 agosto 2018

La laurea non fa il genio e nemmeno il politico


Nella precedente legislatura hanno fatto scalpore diventando oggetto di polemica politica l'assegnazione di alcuni ministeri ad esponenti politici con nessun titolo di studio appropriato. Due ministeri su tutti: quello della sanità alla ministra Lorenzin e quello dell'istruzione alla ministra Fedeli. La polemica insisteva sul fatto che oggi mentre per fare l'infermiere o semplicemente l'insegnante elementare è necessaria una laurea, per guidare due ministeri così delicati, strategici ed importanti venivano chiamate due figure senza alcun titolo di studio. Nell'attuale legislatura abbiamo al contrario la dimostrazione che nemmeno un titolo di studio adeguato, come può essere una laurea, è sufficiente per insediare alla guida di un ministero una persona competente ed preparata. L'esempio di questi giorni è quello del ministro della salute, Giulia Grillo (M5S), laureata in medicina e chirurgia (se pur con specializzazione in medicina legale e delle assicurazione), ma anche lei annebbiata dalla ottusità grillina di andare comunque contro la scienza come se si trattasse di una rivalsa verso chi ha studiato e chi ne sa più di loro su un problema specifico. Il ministro, medico, dovrebbe aver ben chiarlo il problema dei vaccini, dell'immunità di gregge e via dicendo, ma obbedendo alla sua visione ottusa tenta di rimandare l'obbligatorietà delle vaccinazioni per l'accesso alla scuola pubblica. Il goffo tentativo di dare spazio ai criminali novax è portato avanti in maniera approssimativa e dilettantesca cercando di opporsi ad una legge, ormai dello stato, quella dell'obbligo vaccinale, con una semplice circolare che rimanda questo obbligo ma che sta venendo respinta in toto da coloro la legge la devono rispettare, i direttori didattici. La polemica sui vaccini è una delle più barbare dimostrazione dell'inadeguatezza di un movimento, quello dei 5 stelle, nato sulla parola d'ordine del "VAFFA" a guidare non solo il paese ma anche una semplice bocciofila. Le dimostrazioni sono continue e quotidiane da parte di qualsiasi esponente grillino che ricopra qualche incarico istituzionale. Sempre in tema di vaccini è di pochi giorni fa un post su Facebook (si perché i difensori del popolo e paladini dell'uguaglianza sociale non si abbassano ai contradditori ma esprimono le loro idee oscurantische solo sui social network nascondendosi dietro tastiere e monitor) di Davide Barillari, consigliere alla regione Lazio del M5S, che poneva il tema se dovesse venire prima la politica o la scienza, concludendo la sua riflessione sostenendo che la scienza dovrebbe essere subordinata alla politica. Un'idiozia degna solo di un Movimento che di "ignoranti" ne ha raccolti a iosa fra le propre fila. Ma il Barillari fa parte della schiera dei non laureati, schiera che si è infoltita anche in questo governo: i due vice ministri su tutti. Il problema non è comunque la laurea o un titolo di studio, il problema risiede nella consuetudine ormai dalla seconda repubblica in poi di candidare alle elezioni politiche non persone competenti e comunque con un curriculum politico adeguato, ma chiunque alzi la mano o si mostri ossequiante al capo del partito o movimento. Una modalità di reclutamento avviata da Berlusconi ma che ha trovato nel Movimento 5 Stelle un forte sostenitore portando in parlamento persone non solo sconosciute ma che non hanno mai avuto la minima esperienza in ambito politico. Grazie alla cancellazione dei partiti, strumento basilare della democrazia. Il partito nella prima repubblica era una palestra, un luogo di lavoro dove si faceva esperienza e dove, chi aveva intenzione di arrivare al Parlamento, si faceva le ossa partendo dal basso. Oggi i partiti sono delle semplici organizzazioni padronali nelle quali si deve in primis non contrariare il capo abbandonando totalmente quel ruolo di scuola di formazione politica come dovrebbero essere. Ed i risultati purtroppo si vedono oggi più che mai con l'ascesa al potere del Movimento 5 Stelle.

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