venerdì 10 agosto 2018

Il capotreno esasperato simbolo di uno stato decadente








Il capotreno di un convoglio regionale che da in escandescenze, prende il microfono e invita "gli zingari a levarsi dai coglioni" non è altro che l'ennesimo simbolo di uno stato ormai decadente in ogni suo organismo istituzionale. Una decadenza che parte da lontano, più o meno inizio anni 90, ma che sta trovando in questi ultimi mesi dei degni rappresentanti e soprattutto promotori di questa continua discesa verso il basso del nostro paese. Il capotreno nell'esercizio delle sue funzioni altro non è che un pubblico ufficiale e quindi rappresentante egli stesso delle istituzioni, motivo per cui è inacettabile che possa rivolgersi ad un convoglio intero invitando una specifica categoria di persone a "levarsi dai coglioni" con un linguaggio inappropriato per la funzione stessa che quella persona sta svolgendo. Ma l'aspetto più deleterio e sconcertante è che quel comportamento sia poi giustificato da un ministro del governo italiano, il ministro dell'interno Matteo Salvini, che non perde l'occasione con i suoi tweet deliranti sia di giustificare quel comportamento inadeguato sia di offendere i suoi delatori e oppositori. D'altra parte i primi ad avere un atteggiamento anti-istituzionale sono proprio i politici che da anni hanno iniziato a seguire la pratica dell'offesa verso i propri oppositori abbandonando la dialettica politica ed il confronto civile. Il primo ad inaugurare questa pratica fu Silvio Berlusconi che si permise di dare del "coglione" a coloro che avrebbero votato a sinistra; toni più pacati ma non meno offensivi da parte del suo successore in pectore Matteo Renzi che usava il termine "gufo" rivolto a chi osava criticare le sue scelte politiche. Che dire poi dei grillini, seguaci di Beppe Grillo, che ha fondato un movimento il cui manifesto era un sonoro "VAFFA" verso tutta la politica senza distinzione. Oggi i seguaci del VAFFA si trovano al governo con quel campione di Matteo Salvini, talento naturale, della "politica offensiva" verso il proprio avversario. Salvini arrivato al ministero dell'interno ha iniziato una "guerra" sui social verso tutti e tutto dagli immigrati che fanno "la pacchia" nei campi di pomodori, a coloro che tentano di fuggire da guerra e povertà attraverso "ecoomiche crociere" sul mediterraneo, alle ONG con con le loro navi offrivano servizi turistici a poco prezzo per quei disperati. Ed oggi scende in difesa di un pubblico ufficiale che viene meno al suo ruolo ed alle sue funzioni e lancia messaggi offensivi su un mezzo pubblico. Ma questo è sufficiente per il ministro dell'interno per prenderne le difese: se fosse per lui chiunque offende o spara durante una "goliardata" ad una persona di colore andrebbe isignito di una onorificienza al merito "goliardico". Tutti comportamenti giustificati e appoggiati da una maggioranza silenziosa della popolazione che mette "like" a qualsiasi stupidata del ministro, grazie alla propria incapacità di capire che chi ricopre un ruolo istituzionale a qualsiasi livello dovrebbe essere inappuntabile sotto qualsiasi punto di vista. Ma l'era nella quale viviamo dove valori come l'autorità, il sapere, la cultura sono sbeffeggiati e derisi, non può che avere come propri idoli personaggi "ignoranti" e "gretti" come grillini e leghisti che messi insieme costituiscono un cocktail micidiale verso l'inesorabile decadenza.

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