giovedì 21 gennaio 2016

Sopportazione o assuefazione ? Quanto ancora dovremmo cadere in basso per cambiare rotta ?




Se negli anni 70 a noi ventenni qualcuno avesse detto che nei primi anni del terzo millennio saremmo finiti nella situazione in cui ci troviamo, sicuramente lo avremmo preso per pazzo e da rinchiudere in un manicomio, considerato che ancora quelle strutture erano aperte. Ed invece eccoci qua in una situazione socio-economico-culturale-politica inimmaginabile per i giovani di belle speranze degli anni 70. Capire i motivi per i quali ci siamo finiti in questa situazione è compito molto arduo ma lo è ancora di più, a mio avviso, capire come il livello di sopportazione del cittadino medio sia ormai così elevato da subire passivamente qualsiasi evento che contribuisca a deteriorare giorno per giorno le condizioni di vita della nostra società. Sembra che la rassegnazione sia ormai un sentimento diffuso a tal punto da non consentire alcun scatto di orgoglio per dire no ora basta. 
Negli anni 70 eravamo ossessionati dal prezzo del petrolio che ad ogni piccola tensione internazionale e soprattutto in medio oriente (eh si siamo ancora a parlare di medio oriente) saliva a dismisura e tutti erano preoccupati per i prezzi che immancabilmente lievitavano. Oggi che il prezzo del petrolio crolla giorno dopo giorno, anche in presenza di tensioni sempre maggiori in medio oriente, la preoccupazione è forse maggiore di quella degli anni 70. Anzi le borse crollano e la finanza mondiale è a terra coinvolgendo anche il cittadino medio che vede evaporare, senza capirne il motivo, i propri risparmi. Fra l'altro i prezzi non diminuiscono in funzione di un minore costo del petrolio così come aumentavano quando il greggio saliva di prezzo.
Negli anni 70 quando avevi qualche risparmio, lo depositavi in banca ed eri abbastanza tranquillo. A fine anno avevi i tuoi bravi interessi e non ti dovevi preoccupare più di tanto, le banche facevano il loro mestiere e se non eri soddisfatto prendevi i tuoi risparmi e li portavi in un'altra banca felice di accoglierti e di darti qualche lira in più di interessi. Avevo uno zio in pensione che passava il tempo a rompere le palle ai vari direttori di banca con i libretti di risparmio di tutta la famiglia ed ogni tanto faceva il giro delle banche della città per spuntare qualche decimale di punto in più di interesse. Oggi le banche hanno cambiato mestiere. Se depositi i tuoi risparmi in un conto corrente hai solo spese e nemmeno un centesimo di interesse, per ottenerlo devi bloccare i soldi per almeno un anno ed alla fine qualche euro lo rimedi se ti va bene. E così' qualcuno si avventura nei territori sconosciuti i impervi della finanza dove vede sparire, senza saperne il motivo, i propri risparmi.
Negli anni 1970 il parlamento veniva eletto con il sistema proporzionale e sulla scheda elettorale si indicavano i nomi di tre candidati da eleggere come parlamentari. I partiti poi si accordavano su un governo, il cui primo ministro era sempre nominato fra i parlamentari eletti, e se il governo cadeva e non si riusciva a formarne un altro si andava alle elezioni. Oggi abbiamo un parlamento illegittimo eletto con una legge anticostituzionale che, dopo aver nominato un primo ministro non eletto da nessuno, ha anche la pretesa di modificare la costituzione ed il sistema elettorale che si basa su tre principi: togliere al cittadino il diritto di voto (vedi nuovo senato), continuare ad avere un parlamento di nominati, assegnare un premio di maggioranza spropositato che consegnerà tutte le istituzioni ad un partito di minoranza.
Negli anni 70 anche la corruzione aveva una sua etica: il politico elargiva favori in virtù del suo potere non per trarne un personale guadagno ma a favore del proprio partito. Il partito era un'organizzazione che si preoccupava soprattutto della formazione politica dei suoi iscritti e rappresentava comunque uno strumento essenziale per la democrazia. Oggi la corruzione, dopo le inchieste di tangentopoli, è tornata ad invadere il sistema politica in maniera più massiccia ma perdendo anche quel minimo di etica della prima repubblica. Il politico, non soddisfatto di appartenere ad una classe privilegiata rispetto alla media del paese, si fa corrompere per ottenere vantaggi personali che solitamente si manifestano intangenti e soldi rubati alla collettività. 
Negli anni 70 si avevano grandi aspettative nell'Europa alla cui formazione l'Italia aveva dato un grandissimo contributo. Si pensava al futuro continente come agli Stati Uniti d'Europa senza barriere fra stati proveniente bene o male dalle stesse radici che rendesse i tuoi cittadini più liberi e in condizioni di vita migliori. Oggi il progetto è fallito con uno spostamento progressivo a destra di tutti gli stati dell'unione europea compresi i suoi fondatori. Abbiamo una moneta unica ma non abbiamo un'identità unica, una politica unica, una economia unica. In Italia va molto di moda dire "Ce lo chiede l'Europa", una moda che ha portato allo scontro attuale fra il governo italiano e le istituzioni europee come se fossero due entità diverse e come se l'Italia stessa non facesse parte di quelle istituzioni.  Ma l'Europa non siamo anche noi ?
Negli anni 70 le disuguaglianze sociali esistevano, ma oltre a non essere così marcate come nella situazione odierna, erano presenti formazioni politiche che avevano nel loro Dna la difesa dei ceti medio bassi. Oggi, oltre alla scomparsa di partiti e movimento che nei loro programmi prevedano misure concrete per combattere la disuguaglianza sociale, si è forse arrivati ad un punto di non ritorno: l'1% della popolazione mondiale possiede più ricchezza di tutto il restante 99%. Una situazione che potrebbe essere esplosiva ma che allo stesso tempo sembra aver anestetizzato nel classi più deboli ed abbandonate a se stesse. Ed il trend non lascia dubbi. Da 2010 la ricchezza della parte più povera del pianeta è diminuita del 41% mentre le 62 persone più ricche del mondo hanno più che triplicato la loro ricchezza.
Questo è il quadro deprimente di oltre 40 anni di storia e le prospettive non sembrano incoraggiare all'ottimismo ... a meno che quel filo finalmente non si spezzi.

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