mercoledì 30 dicembre 2015

Renzi: conclusione di uno dei peggiori anni per la democrazia e per i diritti dei lavoratori.


Il 2015 sta terminando ed il presidente del consiglio tiene la solita conferenza stampa di fine anno. Solita non tanto considerata la sceneggiata di Matteo Renzi con le slides sulle quali ha riportato l'ossessione di questi ultimi mesi: il gufo. Il presidente del consiglio che si presenta per fare il bilancio di un anno di governo con una simile pagliacciata è il degno primo ministro di un paese che forse si affedrà ad un comico travestito da politico. Bisogna però dare atto a Matteo Renzi di aver trasformato nella sua rappresentazione un anno disastroso per la democrazia, la libertà ed i diritti dei lavoratori in una specie viaggio trionfante verso quello riforme che trasformeranno l'Italia in una delle peggiori democrazie occidentali. L'aspetto più tragico o comico a seconda del punto di vista sta nel fatto che queste riforme, che nemmeno Berlusconi ha avuto la forza di fare anche se lo avrebbe tanto desiderato, sono state portate in parlamento ed approvate con i voti del più grande partito di sinistra, il Partito Democratico. Nella grande operazione riformatrice alla fine è caduto anche lo stesso partito, che ha iniziato un percorso di spostamento lento ma inesorabile verso il centro destra con consequente fagocitazione di parte di quelle deboli frange non più tenute insieme dal collante berlusconiano ( e dai suoi soldi).
L'opera è iniziata con la riforma del lavoro o jobs act come amano chiamarlo Renzi e la sua combriccola. Più che una riforma è stata una totale cancellazione dello statuto dei lavoratori e di quel simbolo, l'articolo 18, conquistato dopo tanti anni di lotte. Oggi non esiste più alcuna tutela del lavoratore rispetto al padrone che può licenziare in qualsiasi momento e senza alcuna giustificazione dietro eventualmente un modesto risarcimento in denaro qualora il giudice ritenga ingiusto il licenziamento. Questa semplice norma ha trasformato tutto il mondo del lavoro in un enorme precariato sempre sotto la spada di damocle del licenziamento. Il contratto a tempo indeterminato di fatto non esiste più e gli effetti si vedranno quando termineranno i benefici fiscali per le imprese che assumono.
L'opera riformatrice è proseguita con la legge elettorale che ha trasformato il porcellum in un ulteriore obbrobrio peggiorando se mai fosse possibile la legge messa a punto da Calderoli. Rimane il premio di maggioranza abnorme, questa volta però non più ad una coalizione quanto ad un singolo partito che quindi si ritroverà a governare di fatto senza opposione alcuna. Rimangono comunque i nominati in quanto non ci saranno le preferenze per tutti gli eletti in parlamento e quindi avremo una specie di dittatura "democratica" del vincitore delle elezioni.
Per completare l'opera della legge elettorale Renzi ha pensato bene di eliminare il bicameralismo perfetto non abolendo il Senato ma trasformando il secondo ramo del parlamento in un dopolavoro di consiglieri regionali naturalmente nominati e non eletti dal popolo come la democrazia vorrebbe. In base a questa riforma in senato si ritroveranno un centinaio di appartenenti alla classe politica dei consiglieri regionali, la classe politica più corrotta di questi ultimi anni, ognuno dotato di licenza di rubare costituita dall'immunità parlamentare.
Le ultime perle di buon governo per il 2015 non sono delle riforme ma alcune norme contenute nella legge di stabilità adottate per favorire l'evasione e quindi rastrellare voti fra quei ceti che non hanno avuto gli 80 euro. Si va dall'innalzamento per l'uso del contante da 1000 a 3000 euro fino all'innalzamento della soglia di impunità per l'omesso versamento dell'Iva (da 50mila a 250mila euro) passando attraverso piccoli codicilli che depenalizzano o defiscalizzano. Insomma un vero e proprio regalo agli evasori che avranno maggior libertà d'azione.
Oggi Renzi ha narrato le lodi di questo disastro al grido del governo del fare, come se fosse importante fare piuttosto che COSA FARE.

Nessun commento: