sabato 15 maggio 2010

Tangentopoli come la crisi economica non è mai finita ... e la seconda repubblica è ancora da venire

Dalle notizie di questi giorni non si possono che trarre alcune conclusioni poco edificanti per il paese e per la maggioranza che lo governa: 1. E' vero quello che sostengono alcuni non si è in presenza di una nuova tangentopoli ma semplicemente in un prolungamento e in una recrudescenza della tangentopoli dei primi anni 90; 2. Non siamo nemmeno nella seconda repubblica come ci volevano fra credere ma ancora nella prima repubblica a giudicare dai metodi che la politica utilizza per garantirsi i propri privilegi; 3. La crisi economica è tutt'altro che terminata e gli imminenti provvedimenti del governo in materia di economia e finanza ne sono una bella testimonianza. La crisi greca è stata come sollevare il coperchio di una pentola che ci avevano detto stava tranquillamente raffreddandosi e che invece si è scoperto essere in piena ebollizione. Dopo gli aiuti alla Grecia ora tutti i paesi europei aderenti all'euro si trovano ad a mettere in campo provvedimenti intesi a ridurre i propri deficit statali chiamando i cittadini ad una serie di sacrifici non indifferenti. In Italia, ma anche negli altri paesi come Grecia e Spagna, la scure si abbatterà sui dipendenti pubblici e sui pensionati, su quelle categorie cioè che fino a pochi mesi fa, a detta del cavaliere di Arcore, avrebbero dovuto avere più fiducia e meno pausa della crisi. Ed ecco ora che con il blocco dei pensionamenti, il rinvio del pagamento delle liquidazioni e il congelamento degli aumenti contrattuali saranno proprio queste categorie a dover sopportare il maggior peso del bilanciamento dei conti pubblici. Il tutto per utilizzare lo slogan propagandistico di non aver aumentato le tasse, un provvedimento che forse sarebbe stato più equo perchè avrebbe permesso di colpire anche i ceti più forti economicamente che invece sono completamente esclusi dai provvedimenti annunciati. Una politica del rigore che sarà difficile accettare quando viene imposta da una classe politica che risulta giorno per giorno sempre più implicata in scandali ed episodi di corruzione senza fine. Un governo che non contento di vedere i suoi ministri e sottosegretari in traffici con industriali e costruttori, si permette anche per bocca del suo capo di prendere in giro il paese e tutti i cittadini. "I corrotti saranno allontanati" sentenzia Berlusconi, non tenendo conto che il primo a lasciare il proprio incarico dovrebbe essere proprio lui, imputato in un processo nel quale è stato condannato il corrotto, l'avvocato Mils, ma nel quale appunto non si riesce a far sedere sul banco degli imputati il corruttore riconosciuto: Berlusconi appunto. Una presa in giro che prosegue per bocca del più ignorante ministro di questo governo, il leghista Calderoli, che propone una decurtazione del 5% degli stipendi dei parlamentari, una specie di elemosina che rappresenta un affronto vero appunto i dipendenti pubblici. Da questi fatti come si può pensare di aver abbandonato la famigerata prima repubblica durante la quale tutto il paese sapeva delle tangenti che imprenditori vari erano costretti a versare ai politici per potere svolgere la loro attività ? Siamo ancora a quei tempi e mani pulite non ha saputo e potuto andare fino in fondo, anzi la tangentopoli dell'anno 2010 è ancora peggiore di quella del 1990: in quegli anni le tangenti andavano a finanziare i partiti, oggi vanno a finanziare le tasche personali dei vari politici. Per ora solo il ministro Scajola ha dovuto sventolare bandiera bianca, il prossimo sarà il capo della protezione civile Guido Bertolaso, al quale poche settimane fa Berlusconi aveva promesso un ministero, oggi travolto dallo scandalo degli appalti del G8, sarà costretto a dimettersi anche se questa resa viene fatta passare come un semplice avvicendamento. La crisi economica quindi è ancora grave, ma più grave ancora è la corruzione dilagante nella politica e soprattutto nella maggioranza di governo, che in queste condizioni difficilmente potrà far digerire provvedimenti come quelli che si appresta a varare per contener il deficit pubblico.

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