mercoledì 4 luglio 2018

Un mese di molte ombre e qualche flebile lucina del governo Salvimaio


Siamo ad un mese del nuovo governo Lega-M5S e qualche piccolo bilancio si può fare. Intanto c'è da sottolineare la latitanza del presidente del consiglio, il prof. Conte, che, a parte qualche occasione ufficiale come il recente consiglio europeo, per il resto tace su tutto lasciando le sorti del governo in mano a Di Maio ma soprattutto a Salvini. La dimostrazione che sia una semplice controfigura come in molti avevano preventivato è ormai dimostrata. Si è vero non fa le brutte figure di Berlusconiana o Renziana memoria (e non ci voleva molto) perchè è pacato, educato, parla le lingue, ma per il resto è assente e, come gli altri, non porta a casa risultati anzi li peggiora. In Europa siamo passati dalla redistribuzione obbligatoria dei  migranti (mai rispettata da alcun paese eruopeo) alla redistribuzione volontaria per cui ora tutti si sono tolti l'obbligo di aiutare l'Italia nella gestione dei migranti. 
La vera star di questo governo è senza dubbio Matteo Salvini, ministro dell'interno tutto fare che si occupa di immigrazione, infrastrutture, economia, lavoro, rapporti internazionali e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente per lui ottenere qualche risultato immediato era più facile grazie al problema dell'immigrazione e c'è da dire che non ha tardato ad agire facendo quello che aveva promesso. Ha chiuso i porti, anche se la competenza sarebbe stata del ministro grillino Toninelli che ha subito senza proferire parola alcuna, e costretto qualche Ong a portare i migranti in Spagna ma soprattutto ha causato la ripresa delle morti nel mar mediterraneo: circa 400 in pochi giorni. L'Europa continua a rispondere picche sul problema e i prossimi giorni saranno ancora costellati di morti e vittime innocenti la cui unica colpa è quella di essere nati in paesi poveri, sfruttati e/o dilaniati dalla guerra. Nel frattempo naturalmente sono saltate alcune sue promesse: il rimpatrio di circa 600mila migranti, problema sparito totalmente dall'azione politica del ministro, e la famosa promessa che il primo consiglio dei ministri avrebbe abolito le accise sui carburanti.
Il povero Luigi Di Maio finalmente partorisce un primo decreto del governo per salire anche lui alla ribalta e contrastare la guest star Salvini. Naturalmente la tematica è molto più delicata, si tratta del lavoro, ma il grillino devo dar seguito alle sue promesse di smantellamento del Jobs Act. Ora smantellare è facile, il problema è dopo aver cancellato una legge che ha tolto i più elementari diritti dei lavoratori ed amplificato il lavoro precario, con che cosa la sostituisce ? Il primo decreto, denominato in maniera altisonante Decreto Dignità, è in realtà il parto per il momento è un semplice topolino che non cancella il Jobs Act e tenta di porre un argine al precariato, ma si potrà giudicare solo fra qualche tempo se i risultati saranno quelli desiderati. Il dreceto nel frattempo vieta la pubblicità del gioco di azzardo, un fatto positivo ma che si concretizzerà davvero quando lo Stato la smetterà di guadagnare e fare cassa con il medesimo gioco d'azzardo sulle spalle dei molti malcapitati.
E l'opposizione ? Assente e non pervenuta se non per qualche scemenza o qualche tweet di puro folklore che non intacca minimamente nè Salvini nè Di Maio. Per Salvini, a parte le solite accuse di fascista e razzista ormai note e ampiamente dimostrate, c'è stato un rigurgito popolare dopo la vittoria delle quattro ragazze italiane, tutte di colore, della staffetta 4x400 ai giochi del mediterraneo. Come se il problema dell'immigrazione si potesse risolvere con lo sport o semplicemente con quattro ragazze di colore che vivono in Italia. E infatti Salvini volgerà a suo beneficio l'evento dichiarando che questi sono gli immigrati che vuole etc. etc. etc. L'immigrazione purtroppo è un problema serio che Salvini non risolverà nè tanto meno bloccherà e con il quale presto l'occidente dovrà fare dei conti ben salati.
Per quanto riguarda invece il decreto dignità il Pd svela ancora una volta la sua natura liberista scagliandosi contro, preventivamente, e schierandosi al fianco di Confindustria (sai la novità), una presa di posizione che darà un colpo di acceleratore alla sua scomparsa più o meno definitiva.  
 

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