venerdì 16 dicembre 2011

Il festival dell'ipocrisia

Oggi nel nostro parlamento (ma è ancora nostro un parlamento nel quale il quadro politico è completamente stravolto rispetto a quello uscito dalle elezioni del 2008 ?) e nelle nostre istituzione è andato in scena il più grande festival dell'ipocrisia che la storia della repubblica ricordi. Tutti hanno partecipato al festival dai partiti politici presenti in parlamento al presidente della repubblica, chi in maniera più forte chi in maniera più soft. Iniziamo dal Presidente della Repubblica che deve si difendere il governo Monti considerato che è un suo governo ma, nonostante questo, avrebbe potuto risparmiarsi la dichiarazione: "Tutti devono contribuire ai sacrifici, anche le classi meno abbienti". Sembra una presa in giro per il ceto medio basso, l'unico che in questa manovra sarà sottoposto ad un salasso senza precedenti mentre imprenditori, superpensionati, evasori fiscali, capitali scudati e classe politica sono stati toccati solo marginalmente e siocuramente non in eguale percentuale a lavoratori dipendenti e pensionati. Ma veniamo al principale teatro in cui è andata in scena la farsa dell'ipocrisia stamani: la Camera dei deputati. La palma dei maggiori ipocriti spetta sicuramente ai leghisti. Dopo le gazzarre dei giorni scorsi oggi hanno inscenato la commedia di una loro parlamentare che è intervenuta nel dibattito per la fiducia vestita da operaia. Un oltraggio verso quella classe operaia che loro, in 8 anni di governo negli ultimi 10 anni, hanno contribuito a rendere più povera, meno protetta dal sindacato, ma soprattutto oggi fanno i rivoluzionari quando la maggiore responabilità del disastro attuale è proprio la loro. La lega che in questi tre anni ha sostenuto incondizionatamente Berlusconi nella sua politica scellerata e che ora tentanto di smarcarsi ancora da quelle poltrone che hanno occupato con tanta dedizione per preservare i propri interessi e quelli del cavaliere. Al secondo posto metterei tutto il Partito Democratico che finisce per appoggiare una manovra ed un governo che sta stritolando proprio quelle classi sociali che una volta erano il bacino della sinistra e che avevano nel partito comunista il loro unico punto di riferimento. Purtroppo oggi quelle classi sociali non sanno più a chi santo rivolgersi, abbandonate dal figlio (che non può certo essere un figlio naturale) di quello storico partito, che finisce per difendere le lobbies, il grande capitale, la grande finanza, proprio quei poteri contro i quali si dovrebbe scagliare la lotta di classe della sinistra. Al terzo posto inserirei il Pdl che vota un provvedimento che contine norme contro le quali è sempre stato contrario (anche se poi non ci è dato sapere in quale modo avrebbe voluto fronteggiare la crisi) in quanto costituiscono un notevole incremento della pressione fiscale. Ma nelle dichiarazioni alla camera il Pdl ha rivendicato la propria azione per promuovere le liberalizzazioni, peccato che l'unica liberalizzazione a cui fa riferimento il club dei soldatini berlusconiani è quella dell'acqua, una scellerata scelta che avrebbe provocato un aumento incontrolabile delle tariffe di un bene prezioso come l'acqua. Naturalmente le liberalizzazioni fallite da Monti non sono state nemmeno accennate nell'intervento di Cicchitto alla camera perchè quelle sarebbero state vere liberalizzazioni a favore dei cittadini, come quelle dei farmacisti e dei taxisti, ma come può un partito di lobbisti e appartenenti alla P2 promuovere le liberalizzazioni ? In fondo a questa classifica metterei Udc e Idv anche se per motivi diversi. L'Udc da buon discendente della Democrazia Cristiana è sempre pronto a stare con chiunque a seconda della propria convenienza quindi ha mantenuto un atteggiamento in linea con il proprio Dna, atteggiamento che si adatta benissimo a qualsiasi tipo di situazione. L'Idv di Di Pietro è alla fine l'unica formazione politica che ha fatto proposte concrete di modifica alla manovra dimostrando che un'altra strada era percorribile, una strada che avrebbe potuto avere anche qualche possibilità di successo inconsiderazione dello sfaldamento dell'alleanza Lega-Pdl. Una strada però che avrebbe portato ad un vero e proprio scontro con Monti e forse anche alla caduta del governo am che sicuramente avrebbe trovato un consenso totale fra il ceto medio basso. Questo però avrebbe comportato sicuramente nuove elezioni e quasi sicuramente per il Partito Democratico prendere una decisione in merito alle alleanze ed al candidato premier, un problema più serio della grave crisi economica del paese.

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