domenica 12 novembre 2023

Flop dopo flop alla Meloni non rimane che attaccare la democrazia e la Costituzione



Il governo Meloni, quello del siamo pronti a governare, ha dimostrato in questo primo anno una totale incompetenza e inadeguatezza anche nel realizzare quelle politiche che avevano costituito il cavallo di battaglia della propaganda fascio-leghista: il blocco dell'immigrazione. Decreto dopo decreto il governo ha addossato la responsabilità del numero record di sbarchi a chiunque compreso appunto Cettola Qualunque. Si è passati dalle Ong, poi chiamate ad aiutare la Guarda Costiera, agli scafisti, ai complotti internazionali Franco-Tedeschi prima e russi della Wagner poi, per finire addirittura ai cittadini italiani troppo accoglienti. I vari decreti hanno tentato di bloccare questi pseudo-complottisti prima obbligando le Ong a scorrazzare dall'Adriatico al Tirreno per scaricare i naufraghi salvati, poi ad aumentare le pene per gli scafisti che avrebbero dovuto essere perseguitati su tutto il globo terracqueo, poi all'accordo storico dell'accordo con la Tunisia fallito in una settimana, poi alla "svolta storica" (una delle tante) dell'ultimo provvedimento che dovrebbe prevedere un Campo di concentramento per ogni regione (con la conseguente rivolta dei presidenti di regione e l'annullamento di vari magistrati in tutta Italia), fino ad arrivare all'ultimo "accordo storico" con l'Albania. Una fila interminabile di flop che hanno lasciato inalterato il flusso migratorio verso le nostre coste: nessuno infatti si è preoccupato di avvisare i migranti di questi provvedimenti e loro hanno continuato a sbarcare sulle nostre coste tanto che siamo arrivati ad un numero di arrivi raddoppiato rispetto al 2022 e triplicato rispetti ai governi Conte e Draghi. L'ultima spiaggia è l'Albania ma l'ennesimo fallimento è dietro l'altro a giudicare dalle dichiarazioni contrastanti della Meloni e del presidente albanese: la prima parla di 36mila migranti trasferiti nel campo albanese, il secondo toglie uno zero a quel numero e parla di circa 3500. Senza poi considerare il traffico di magistrati, forze dell'ordine e migranti fra le due coste con relativi costi a carico naturalmente delle famose "famiglie italiane".

Ma la gestione dell'immigrazione non è l'unico flop del governo fascio-leghista. Perfino su un semplice decreto che avrebbe dovuto nelle intenzioni del governo "calmeriare" il prezzo dei carburanti, è arrivato l'ennesimo fallimento. Il decreto che prevedeva dal 1 agosto l'esposizione dei prezzi medi regionali da parte dei gestori delle pompe di benzina. è stato annullato dal Tar del Lazio. Un decreto che fra l'altro aveva ottenuto l'effetto opposto di quello voluto dal governo: i prezzi sono immediatamente aumentati livellandosi verso l'alto come già era ampiamente previsto.

E che dire poi della prima reale manovra finanziaria del governo Meloni ? Un altro cavallo di battaglia completamente disatteso: le pensioni. La legge Fornero non è stata abolita come Salvini ha dichiarato per anni ai quattro venti e anzi le condizioni per andare in pensione sono peggiorate. Le tasse non sono state diminuite, le agevolazioni per le famiglie con figli sono state cancellate grazie agli aumenti dell'Iva sui prodotti per l'infanzia. Senza contare che per i 2/3 la manovra è in deficit e quindi sarà caricata sulle spalle degli italiani.

Vogliamo poi parlare della tassazione degli extra profitti delle banche ? Altro flop questa volta però causato dal governo stesso. Dopo un mese del famigerato decreto sulla tassazione degli extraprofitti, il governo presenta un emendamento che consente alle banche di non pagare la tassa purché destinino un importo due volte e mezzo il suo valore al consolidamento del proprio patrimonio. Risultato: i soldi che avrebbero dovuto versare allo stato rimangono nelle casse delle banche.

In mezzo a questo fallimento totale al governo non è rimasto che spostare il dibattito sull'ennesima riforma Costituzionale che ad intervalli di 10 anni la maggioranza di turno propone. Nel 2006 fu Berlusconi, nel 2026 c'ha riprovato Renzi ed ora ci riprova la Meloni. Tutte riforme che hanno un denominatore comune: tagliare la democrazia in nome di una presunta governabilità. La Meloni ci aggiunge un'ulteriore parola d'ordine: basta ai governi tecnici. Come se i governi tecnici dipendessero dalla Costituzione e non dalla vigliaccheria della politica incapace di affrontare momenti critici. Per dire basta ai governi tecnici come quelli di Monti e di Draghi sarebbe stata sufficiente una semplice sfiducia da parte del parlamento ma questo avrebbe voluto dire poi per i partiti mettersi a fare il lavoro sporco, quello che non porta voti.

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