lunedì 6 novembre 2017

A Renzi nessuno ha spiegato che a copiare ci si rimette sempre.

Tanto tuonò che piovve ma lui vedeva sempre il sole o almeno faceva finta di vederlo. Il buon Matteo Renzi dopo essere ricordato come il più giovane presidente del consiglio italiano probabilmente sarà ricordato come il politico con la parabola più veloce: diventato segretario del partito alla fine del 2013, arrivato alla presidenza del conmsiglio nel febbraio 2014, ha raggiunto il 40% alle elezioni europee e da quel momento in poi è stato un rotolare continuo fino alle elezioni siciliane e del comune di ostia dove il Pd scende sotto il 20%. Alle elezioni europee del 2014 Renzi non aveva ancora scoperto le proprie carte che erano quelle di traghettare il Pd verso destra. In molti furono offuscati dal bonus degli 80 euro, dopo anni di crisi dura era un primo segnale venduto dal segretario del Partito Democratico come una riduzione di tasse. In realtà era un semplice bonus che oltre ad essere stato elargito sottoforma di mancia, non toccava nemmeno le classi più povere del paese. Poi è accaduto di tutto. La riforma del Jobs Act con la cancellazione dell'articolo 18 tanto voluta dal centro destra, una riforma costituzionale che ricalcava in parte quella di Berlusconi con la cancellazione del voto popolare per il Senato con una riforma elettorale, l'Italicum, che ricopiava il Porcellum con premi di maggioranza esagerati e mancanza delle preferenze. Dopo la bocciatura di entrambe le riforme, quella costituzionale con il voto popolare quella dell'Italicum con la sentenza della corte costituzionale, Renzi non abbandona la politica come promesso ma ritorna a presentarsi con nuove primarie nelle quali il numero di votanti crolla ancora. Intanto dopo le elezioni europee in ogni competizione elettorali il Partito Democratico perde inesorabilmente voti e perde ragioni e comuni. Intanto il problema dell'immigrazione si fa critico e Renzi tenta di recuperare terreno buttandosi sul terreno della Lega ed utilizzando gli stessi slogan. Poi manda Minniti al ministero dell'interni che prende provvedimenti cari alla destra. Insomma Renzi prosegue nella sua linea politica dichiarata da sempre ma forse sfuggita ai fans del Partito Democratico: cercare di andare a prendere voti a destra. Perché secondo il vangelo di Matteo da Rignano le elezioni si vincono andando a prendere voti dal nemico. Ma come si mette in pratica questa strategia ? Semplicemente mettendo in atto politiche di destra ed essendo il Partito Democratico il partito di maggioranza, questo programma gli riesce bene. Peccato che la storia del Pd sia di tutt'altro segno ed ecco che oltre a riforme catastrofiche, Matteo Renzi ottiene anche il risultato di sfasciare il partito che, dopo una strenua resistenza, perde pezzi uno dietro l'altro. Fino ad arrivare all'approvazione della nuova legge elettorale, un altro regalo al centro destra che la vota, ma soprattutto seguendo un metodo autoritario: il voto di fiducia. In seguito a questa vicenda il Pd perde un altro pezzo da novanta: il presidente del Senato, Grasso, che lascia il gruppo parlamentare. Renzi non ha messo in conto che per prendere voti a destra avrebbe dovuto mettere in campo politiche di destra, ma un elettore di quello schieramento politico perché dovrebbe votare il Pd che fa politiche come se fosse Forza Italia o Lega quando può votare comodamente l'originale ? Ora con le elezioni politiche ormai vicine è tardi per invertire la rotta ed il paese, probabilmente, si ritroverà ad essere consegnato ancora una volta a Berlusconi e company. A condizione però che nel 2018 ci sia ancora qualcuno disposto ad andare a votare.

Nessun commento: