mercoledì 6 luglio 2016

La classifica delle morti per terrorismo





Con gli ultimi attentati di questi giorni è ormai chiaro che le vittime del terrorismo non sono tutte uguali. Non lo sono per i mezzi di informazione ma anche per la gente normale che forse è talmente esausta di questa serie infinita di morti e di terrore che vorrebbe dimenticare il più presto possibile ogni nuova carneficina. Due sono i fattori che determinano le reazioni dei media e dei cittadini ad un attentato terroristico: la distanza dal proprio paese e la cittadinanza delle vittime coinvolte. Se l'attentato è vicino a noi, come per Charlie Hebdo, Parigi o Bruxelles allora la reazione è immediata e attenta e piena di prosopopea da parte di giornali, televisione e popolazione. Ricordate la marcia di tutti i leader europei a braccetto dopo il massacro di Charlie Hebdo ? E tutte le bandiere francesi esposte sui social network ? e il grido siamo tutti Charlie ? Bene. Se l'attentato è distante, come l'ultimo di Dacca, ma coinvolge vittime italiane l'emozione, la reazione è meno vistosa da parte di tutti: dalle pagine dei giornali dopo due giorni era quasi scomparsa qualsiasi notizia, nessuno ha gridato siamo tutti italiani e nessuna bandiera è stata esposta. In fin dei conti le vittime erano si italiane ma in un paese a rischio. Se infine l'attentato avviene in un paese distante come l'Iraq e nessuna vittima è europea o italiana, beh allora qui si arriva al livello minimo di attenzione da parte dei giornali e delle televsioni che dedicano alcune righe o pochi secondi alla notizia, mentre da parte della popolazione è quasi completamente ignorato nonostante il numero di morti (200 a Baghdad tre giorni fa ... l'attentato più sanguinoso di sempre dal 2007). In questo caso anche la politica ignora completamente l'evento evitando di pronunciare le solite parole di circostanza piene di ipocrisia: "Basta con il terrorismo" "Diamo una risposta tutti insieme" "Il paese è più forte del terrorismo". Tutte frasi che fanno parte di un cliché ormai sperimentato, che fanno effetto soprattutto perché ogni volta si dimentcano le tesse fasi pronunciate nella precedente terribile occasione. La forza del terrorismo sta anche in questa reazione del mondo occidentale e capitalista che non ha nè mezzi, nè strumenti ma soprattuto alcuna idea di come combattere e contrastare il fenomeno ormai diventato endemico nella nostra società globalizzata. Anche perché combattere seriamente il terrorismo significherebbe cambiare totalmente modello di sviluppo della nostra societa. Abbandonare lo sfruttamento del più debole e del più povero a favore della richhezza di pochi. Dare vita ad una società più equa dove ogni essere umano, solo per il fatto di essere arrivato su questa terra, avrebbe il diritto di vivere una vita dignitosa. Insomma stravolgere totalmente il modello sul quale l'occidente ha fatto la propria fortuna a discapito sia dei paesi poveri ma anche dei cittadini occidentali meno fortunati. Se non si imbocca questa strada la lotta al terrorismo sarà senza speranza e già il terrorismo ha ottenuto qualche vittoria rendendo più complicata la nostra vita, meno libera, più controllata in nome di una guerra persa in partenza.

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