domenica 18 ottobre 2015

Destra e sinistra: la memoria ormai cancellata


La polemica di questi giorni sul considerare il tagli delle tasse un provvedimento di destra o di sinistra è la classica dimostrazione di quanto queste due parole abbiano perso di significato sia per i politici, ma anche per i mezzi di informazione e per la maggioranza dei cittadini. Tutti i politici attuale, Renzi compreso, si affannano a sostenere che non abbia più significato definirsi di destra o di sinistra e quel che conta è fare una politica a favore del cittadino. Sarebbe davvero una bella cosa questa se non esistessero differenze sociali fra i cittadini, se tutti i cittadini fossero davvero uguali, se a tutti i cittadini fosse concesso il diritto al lavoro e se non esistessero persone che si arricchiscono sfruttando il prossimo. Ma il nostro paese ed il mondo intero purtroppo non è in questa condizione utopistica ed il capitalismo, il modello di società, che ormai si è diffuso in ogni angolo del pianeta, si basa proprio sullo sfruttamento di molti a favore di pochi. In questi anni poi con la crisi economica queste differenze sociali si sono accentuate causando una maggiore distanza fra le classi sociali più agiate e quelle più emarginate: i ricchi si sono arricchiti, il ceto medio e povero si è ulteriormente impoverito. Ecco allora che mai come oggi il significato delle parole di destra e sinistra assume ancora maggiore importanza a discapito di chi ci vorrebbe far dimenticare le differenze fra politiche di destra e politiche di sinistra. Purtroppo però la discussione rimane ad un livello bassissimo se si incentra sul tema di stabilire se abbassare le tasse sia una politica di destra o di sinistra. Chi potrebbe dirsi scontento se gli vengono diminuite le tasse ? Nessuno da destra nè da sinistra. La sostanza sta nel come queste tasse vengono diminuite e secondo quali modalità. Se l'abbassamento delle tasse viene condotto nella direzione di raggiungere una maggiore equità sociale e quindi per diminuire le distanze fra ceti sociali, allora si che si tratta di una politica di sinistra. Se invece il taglio delle tasse avviene in maniera lineare uguale per tutti allora siamo in presenza di una politica di destra il cui risultato è, nella migliore delle ipotesi, quello di mantenere le differenze sociali se non addirrittura incentivarle. Insomma non si può giudicare la natura di un provvedimento isolandolo da tutto il resto della politica del governo. Un governo che fino ad oggi si è mostrato essenzialmente di destra sia nelle riforme costituzionali che sono tese a "tagliare" la democrazia ed il potere del cittadino, sia nelle politiche economiche come la riforma del lavoro nella quale sono state cancellati tutti i diritti dei lavoratori trasfomando tutti i lavoratori in una enorme massa di precari licenziabili in qualsisi momento  senza alcuna motivazione. Per quanto riguarda il tagli delle tasse annunciate è ancora presto per dare un giudizio in quanto tutta la legge di stabilità al momento è semplicemente uno spot fatto di slidea e annunci ma senza alcun provvedimento concreto, provvedimenti che saranno stilati da qui a dicembre quando la legge sarà approvata definitivamente dal parlamento ed allora si potrà capire come avverrà questa famigerata diminuzione delle tasse. Certi che se le tassa sulla prima casa è tolta a tutti anche a chi non avrebbe problemi a pagarla, se poi, come sembra, ai comuni oltre a tagliare questa risorsa saranno chiesti 300 milioni di euro da versare allo stato, è chiaro che questo taglio dovrà essere compensato ad altri provvedimenti dagli enti locali. Compensanzione che si trasformerà in un aumento delle tasse dei locali e di tagli ai servizi che sono una risorsa soprattutto per i ceti medio bassi. Aspettiamo quindi di vedere come Renzi portarà in porto questo taglio alle tasse ma le prime avvisaglie non sono certo rassicuranti.

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