mercoledì 16 settembre 2015

L'Europa non esiste ... e l'Italia nemmeno


I fatti tragici di questi giorni dimostrano che la tanto amata e odiata Europa di fatto non esiste. Del sogno dei sei paesi che dettero vita nel 1958 all'Unione Europea, oggi, che i paesi sono arrivati a 28, non è rimasto assolutamente niente. L'allargamento, avvenuto principalmente dal 2004 al 2013, ha inglobato paesi che solo nominalmente appartengono all'Europa ma che di fatto non si sentono europei e soprattutto non hanno un'identità europea. Identità che nei fatti è entrata in crisi anche nei paesi storici dell'Unione. Non esiste un sentire comune nè culturale, nè politico e la dimostrazione la si è avuta fino ad ora nell'affrontare il problema dell'immigrazione: chi rifiuta qualsiasi aiuto, chi alza muri e arresta gli immigrati, chi lancia proclami di apertuta delle frontiere per poi chiuderle dopo qualche giorno, chi si prepara a bombardare nonostante le recenti e disastrose esperienze, insomma ognuno procede per proprio conto ed in ordine sparso. Si arriva perfino sia a mettere in discussione la libera circolazione dei cittadini, uno dei pochi risultati positivi dell'Unione europea, sia a ripetere scene che si pensava appartenessero al tragico passato ed alla storia che purtroppo sembra non aver insegnato niente. In Italia poi è come se ci sitrovasse in una piccola Europa in merito a divisioni ed a situazione politica, ammesso che in Italia esista la politica piuttosto che dei politicanti. Anche su problema dell'immigrazione ora ci si trova a dover affrontare l'intransigenza di alcune regioni che si comportano in maniera autonoma come se fossero dei piccoli stati e indipendentemente dalle direttive del governo centrale. Chi non accetta immigrati, chi minaccia di togliere sovvenzioni ad alberghi che ospitano immigrati, chi specula su questa tragedia per propri fini politici ingannando i cittadini. Ma la sensazione di non essere uno stato o una nazione non la si ha solo per come è gestito il problema dell'immigrazione ma anche per tutti gli altri problemi del nostro paese. Si sta tentando di portare a termine una riforma della costituzione, di quella legge cioè che costituisce le fondamenta e le regole di una democrazia, e quindi una riforma che dovrebbe essere condivisa da tutti o quanto meno da una grande maggioranza del parlamento. Non per niente la nostra costituzione prevede che le modifiche costituzionali siano approvate da una maggioranza qualificata e in caso contrario siano sottoposte a referendum. Quello che sta accadendo nel parlamento italiano è invece surreale indipendentemente dall'essere favorevoli o contrari alla riforma che si sta discutendo. Intanto è una riforma nella quale si impegna direttamente il presidente del consiglio e quindi già la partenza è sbagliata e al di fuori della costituzione stessa. Questa è materia del parlamento e legare addirittura la sopravvivenza del governo all'approvazione o meno di questa riforma è al limite se non proprio al di fuori della costituzione e delle prerogative del governo. Il testo è già stato approvato dal Senato e dalla Camera dove ci sono state alcune modifiche per cui deve tornare in Senato dove se approvato andrà in seconda lettura sia a Camera che Senato altrimenti dovrà prima fare un altro passaggio alla Camera. Ora ma solo ora alcuni si sono resi conto di quel famigerato articolo 2 che non prevede l'elezione diretta dei Senatori ma la loro nomina, quindi chi ha già votato a favore ora intende votare contro. Non solo c'è chi invece veste i panni del ricatto e dichiara che voterà a favore se e solo se si provvederà alla modifica delle legge elettorale, legge già votata e approvata dal parlamento. Qualcuno invece propone come baratto in cambio del suo voto favorevole con il voto per non dare l'autorizzazione a procedere in un processo a sui carico (Calderoli). Insomma uno spettacolo indegno di un paese democratico sia da parte del governo che pone il ricatto di andare alle elezioni (come se fosse prerogativa del governo decidere in merito), sia da parte di chi contrasta questa riforma dopo averla approvata. Se non si trova una strada comune di discussione civile e corretta nemmeno su una riforma della carta costituzionale, difficile pensare che in questo paese esista una vera e propria democrazia ed una politica al servizio del cittadino.

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