martedì 24 febbraio 2015

Renzi massacratore della democrazia






Matteo Renzi si era presentato alla ribalta della politica nazionale come il "rottamatore" dei vecchi politici (termine veramente orrendo che equipara delle persone a un elettrodomestico o ad una vecchia auto senza tener conto che nella persona l'esperienza maturata nel tempo è un valore non certo da buttare ma da valorizzare) e come il futuro innovatore e riformatore. In realtà in questo anno l'unico risultato incontrovertibile dell'ex sindaco di Firenze è stato quello di iniziare un massacro della democrazia in Italia senza precedenti, peggiore anche di quello messo in atto dal condannato in tre suoi governi. Tutti i partiti presenti in parlamento sono sconquassati da divisioni, fughe, polemiche senza precedenti: il Partito Democratico all'interno del quale una frangia consistente ormai è schierata con l'opposizione, Forza Italia che dopo il fallimento (o presunto tale) del patto del nazzareno è percorsa da fremiti di ribellione contro il padre-padrone, la Lega dove in vista delle prossime regionali in Veneto sta dando segni di insofferenza verso l'intemperanza di Salvini, il Movimento 5 Stelle colpito da espulsioni a raffica, Scelta Civica che ha visto la fuga di alcuni parlamentari verso lo stesso Pd. Insomma non esiste oggi in Italia un partito che non sia colpito da polemiche e divisioni interne. Uno sconquasso generale che si è trasferito anche in Parlamento dove un riforma costituzionale importante, sebbene pericolosa per la democrazia, è stata votata alla Camera alla presenza solo dei deputati della maggioranza mentre tutte le opposizioni hanno addirittura lasciato l'aula come mai si era visto nella storia della repubblica italiana. E il presidente del consiglio non si ferma certo qui. La riforma del lavoro ha visto nei giorni scorsi l'emanazione da parte del governo dei decreti attuativi che hanno semplicemente ignorato i suggerimenti prevenuti dal parlamento e votati nelle relative commissioni. Tutto nella norma naturalmente considerato che lo stesso parlamento aveva votato sulla quella riforma una fiducia in bianco, senza un testo concreto, delegando il governo alla emanazione del Jobs Act. Una riforma fra l'altro che annulla i diritti più elementari dei lavoratori conquistati con anni di lotte e cancellati in un minuto secondo. Ma l'opera del governo non si ferma ed oggi si parla di una riforma della televisione pubblica addirittura per decreto baipassando il parlamento. Tutto questo sfacello proprio quando nel paese ci sarebbe bisogno di unità per far fronte ai grossi problemi di politica internazionale che dovranno essere affrontati in merito alla crisi libica e di tutto il mondo islamico che si trova a dover combattere i terroristi sanguinari dell'Isis. Renzi porterà anche a casa delle riforme o delle controriforme a seconda del punto di vista ..... ma a che prezzo ? Nemmeno il pregiudicato Berlusconi aveva provocato tanti danni in così poco tempo.

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