venerdì 13 febbraio 2015

Berlusconi, Grillo, Renzi: il disastro dei partiti personali


Dalla fine della cosidetta prima repubblica, fine solo teorica in quanto i comportamenti dei partiti non sono assolutamente cambiati, si è assistito al fiorire di partiti e movimenti politici ad personam. Si sono abbandonate ideologie, principi, progetti, modelli di società, tutto quello cioè che costituiva il vero patrimonio di un partito politico, il cardine della democrazia, per dare spazio al padrone di turno che gestisce l'organizzazione politica per suo proprio tornaconto. Un tornaconto che non necessariamente è di tipo economico ma che può essere anche semplicemente di pura ambizione personale. Ecco quindi che sono nati formazione politiche dal nulla come Forza Italia, la Lega o il Movimento 5 stelle grazie solo all'intuizione della capacità comunicativa del leader di turno. Formazioni però senz'anima che non hanno un modello di riferimento da proporrre al paese ed all'elettore ma che si fodano sull'estemporaneità, sull'approssimazione e spesso su scelte che possono essere sia in contraddizione all'interno dello stesso movimento che magari condivise con altre formazioni presunte in antitesi. Poi accade che il leader per qualche motivo perde di autorevolezza e il partito o la formazione di scioglie come neve al sole a causa proprio della mancanza di una base solida come può essere un'ideologia o un progetto politico di riferimento. L'ultimo partito che era rimasto immune da questa trasformazione era il Partito Democratico che con l'avvento di Renzi è finito anche lui nella schiera di partito personali. Il segretario si è circondato di persone "serve", senza una capacità autonoma di analisi e di ragionamento pronte a ripetere a pappagallo la lezione del capo senza discutere, spesso "incapaci" dal punto di vista politico. Questa situazione naturalmente è anche il frutto di una legge incostituzionale messa in atto proprio per non frapporre l'ostacolo dell'elettore in questa nuova visione della politica italiana. Anche quello che accade in queste ore alla Camera dove si tenta di far approvare la riforma costituzionale che prevede il passaggio dal bicameralismo ad un parlamento con due camere dove una di queste, il Senato, non è altro che un ulteriore strumento tolto dalle grinfie della democrazie e messo in mano ai partiti. Un riforma voluta dai padroni Renzi-Berlusconi che fino a qualche settimana fa avrebbe potuto passare con il voto dei 2/3 del parlamento e quindi senza l'obbligo del referendum popolare confermativo. Oggi il condannato si defila e sicuramente l'obiettivo dei 2/3 non sarà raggiunto, ma tutta la vicenda rappresenta un fatto veramente allucinante dovuto proprio a questa impostazione personalistica della politica. Una fetta non trascurabile del partito di maggioranza, il Pd, è sempre stato contro questo tipo di riforma, ma il segretario Renzi ha preferito seguire le indicazioni di un partito di opposizione come Forza Italia piuttosto che quelle del suo stesso partito. Forza Italia ora non ritiene più adeguate quelle riforme che fino ad esso ha votato svolgendo la funzione di seconda maggioranza del governo, semplicemente perché il suo leader punta i piedi e fa le bizze dopo essere stato escluso dalla scelta del presidente della repubblica. Quindi Forza Italia non va contro la riforma per una questione di sostanza ... ma semplicemente per un capriccio di Berlusconi. Renzi che rischia di vedersi sfuggire la riforma ha iniziato la solita campagna acquisti di berlusconiaia memoria e raccatta qualsiasi fuoriuscito da altre formazioni politiche per ingrossare le file e mettere una pezza alla prossima mancanza di voti da parte dei berluscones. Nel frattempo, dopo l'armistizio della elezione del presidente della repubblica, anche i dissensi interni tornano a galla a causa della delusione di chi pensava che, dopo l'abbandono di Berlusconi, il governo cambiasse direzione. Così non è stato a dimostrazione che la sciagurata riforma del senato che si sta tentando di far approvare al parlamento non era solo frutto della mente distorta del condannato ma anche di quella dell'ex sindaco di Firenze. Ed ora siamo al punto che da una parte Renzi ed il suo partito tentanto di imporre con la forza anche fisica l'approvazione della riforma ed il resto del parlamento non trova altri mezzi per rispondere a questa "violenza" di stampo fascista, un'opposizione dura ma che non riuscirà a bloccare il processo di abbattimento della democrazia. Per fortuna la parola definitiva a questo punto sarà del popolo perché il referendum confermativo appare quanto mai inevitabile ed allora saranno ancora una volta i cittadini italiani a dover far sentire la voce ..... come sempre alla fine anche se ultimamente sono sembrati spesso tutti afoni.

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